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Diritto allo sciopero: natura giuridica e limiti nella più recente giurisprudenza di legittimità

Il presente contributo si pone come obiettivo quello di fornire una sintetica panoramica dei profili principali del diritto allo sciopero esercitato dal lavoratore subordinato, prendendo spunto dalle indicazioni emerse  dalle ultime pronunce della Corte di Cassazione che hanno delineato i contorni dell’istituto.

L’angolo di visuale non sarà limitato ad un approccio casistico, in quanto si tenterà di inquadrare le più recenti acquisizioni della prassi giudiziale in una prospettiva sistematica di più ampio respiro, così da collocare il diritto vivente nel relativo contesto normativo di riferimento.

1. Inquadramento normativo (cenni)

2. Natura giuridica del diritto di sciopero

3. Limiti all’esercizio del diritto

4. L’incerto confine con le prestazioni dovute

5. Brevi riflessioni conclusive

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Il diritto di sciopero è intimamente legato alle concrete forme in cui viene esercitato e, come tale, una sua descrizione è possibile (e ha senso) solo avendo riguardo alla realtà sociale in cui si manifesta.

Quanto detto trova conferme nella stessa giurisprudenza di legittimità, la quale ha da tempo accantonato un approccio generalizzante e preferisce descrivere il fenomeno in termini fattuali.

Seppur non si può dare di esso una definizione astratta, lo sciopero si può riscontrare in concreto, risolvendosi “nella mancata esecuzione in forma collettiva della prestazione lavorativa, con corrispondente perdita della relativa retribuzione”, come ribadito nitidamente dalla citata pronuncia dell’8 novembre 2015, n. 17770.

Dettagli e approfondimenti al seguente link http://m.filodiritto.com/articoli/2016/10/diritto-allo-sciopero-natura-giuridica-e-limiti-nella-piu-recente-giurisprudenza-di-legittimita.html

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