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“L’accordo tra il Governo e i sindacati, segna una svolta davvero innovativa non solo per tutti i comparti del pubblico impiego, ma e’ un modello di relazioni sindacali per tutto il mondo del lavoro”. Così Maurizio Bernava, segretario confederale della Cisl, in un’intervista all’ITALPRESS. 

Domanda: Ma cosa cambierà dopo questo accordo per i 3,3 milioni di lavoratori statali?

Risposta: “Sicuramente cambierà in meglio. Non dimentichiamo, infatti, che in questi sette anni di blocco del contratto causato dalla pressione dal fiscal compact, dalle politiche di contenimento della spesa fissate dall’ Europa, i lavoratori di tutti i comparti pubblici hanno dovuto fare sacrifici immani e la libera contrattazione è stata quasi completamente annientata. Il nostro paese nel periodo di crisi non aveva più investito nella Pubblica Amministrazione, nella ricerca, nelle infrastrutture, nei lavoratori in termini di formazione, nè ne aveva mai favorito la partecipazione agli obiettivi di riorganizzazione. Il pubblico impiego era diventato uno sfogatoio, un settore che conta più di 3 milioni di dipendenti ‘criminalizzato’ in cui per gli errori di pochi si colpivano tutti. Le tante vicende di cronaca troppo spesso sono state utilizzate per giustificare tagli indiscriminati. Di fatto, in questi anni, il pubblico impiego è stata l’unica area che ha portato grandi risparmi allo Stato, che ha adottato in pieno la politica della spending review con il blocco dei contratti e del turn over, con il taglio dei servizi e nessun investimento sul personale. Non se ne poteva più. Con l’accordo siglato il 30 novembre questa triste fase ora si è chiusa. L’intesa certifica proprio questo passaggio tanto cercato. Come Cisl siamo orgogliosi e contenti di aver contribuito attivamente a questo cambiamento di rotta con il linguaggio dell’ umiltà e della verità. Caratteristiche, le nostre, riconosciute ed apprezzate anche dal Governo. Non stiamo promettendo nulla, abbiamo liberato la contrattazione del pubblico impiego”.

D. Quali sono secondo lei i punti centrali?

R. “Questo accordo con il Governo e’ un modello innovativo di relazioni industriali per tutto il settore pubblico. Si utilizzera’ la contrattazione e la partecipazione dei lavoratori, specialmente nel secondo livello quello aziendale, per i processi di riorganizzazione del settore, superando la legge Brunetta che aveva imposto un sistema rigido e bloccato la contrattazione. Abbiamo legato l’accordo agli obiettivi riorganizzativi in termini di produttività ed efficienza, favorendo la partecipazione dei lavoratori attraverso le rappresentanze, le Rsu. E questo è uno dei punti di forza per la Cisl: il lavoratore deve contribuire ai processi di competitività della sua azienda, in questo caso della P.A. In base all’accordo il governo si è impegnato ad inviare l’atto di indirizzo all’Aran che poi si trasferirà a tutti i comparti. E’ previsto che nel Testo Unico che verrà varato entro febbraio e che risulta essere l’ultimo decreto attuativo della riforma Madia, ci sarà questo importante cambiamento legislativo. Abbiamo capovolto il meccanismo: la contrattazione che dà l’indirizzo alla legge dopo anni di emarginazione dei lavoratori pubblici. Questo è una svolta importante e qualificante, di cui i lavoratori nel tempo vedranno gli effetti positivi. Dirigenti, amministrazione e Rsu assieme decideranno come riorganizzare i servizi di qualità anche per lo sblocco del salario accessorio. Questa è la liberazione del lavoro pubblico dalla morsa della legge”.

D. Ma come verranno erogati gli aumenti di 85 euro?

R. “Questo è il secondo punto dell’ accordo. Ogni comparto in base alla platea dei lavoratori ed a come sono collocati e classificati interverrà sugli aspetti economici di remunerazione. Lo faranno i contratti nei prossimi mesi senza penalizzare gli enti virtuosi e quelli che sono in difficoltà, che con il contributo dei lavoratori devono migliorare la loro capacità organizzativa e di offerta dei servizi. Gli 85 euro di aumento non andranno poi ad intaccare il bonus fiscale di 80 euro. E’ stata infatti trovata una misura compensativa che si farà nei contratti e questo è un impegno che il governo ha preso con il sindacato. Ecco perché siamo convinti che questa intesa dà luce, speranza e fiducia al mondo del lavoro. Non ci può essere cambiamento senza fiducia e speranza. Le riforme si completano con le relazioni sindacali e con una buona contrattazione e noi lo abbiamo dimostrato dappertutto nei contratti del commercio, degli artigiani, dei bancari, degli alimentaristi, e l’ultimo dei metalmeccanici. L’intesa sul pubblico impiego rappresenta un cambiamento innovativo, strategico. Avere portato relazioni sindacali innovative e partecipative con obiettivi chiari legati ai temi dove ci hanno massacrato per anni come quello dei fannulloni qualifica non solo il sindacato ma anche il ruolo della partecipazione. Se il paese riconosce questo allora la crescita e la competitività possono arrivare, altrimenti la politica ha fatto e continuerà a fare solo danni”.

D. C’ è stato un momento in cui ha pensato che non sareste riusciti a raggiungere l’accordo?

R. “Sì. Anche all’ interno del sindacato sono emerse logiche conservatrici. Spesso si è più pensato alle dialettiche interne che al linguaggio dell’ umiltà, al grande risultato che per fortuna abbiamo raggiunto e che resterà. Attraverso le relazione sindacali ed i contratti si migliorano le condizioni di efficienza, si riequilibrerà il sistema favorendo processi di partecipazione come nella scuola che con la figura dei presidi, ‘datori di lavoro’, ha avuto non pochi problemi. Viene messa infatti in discussione la loro titolarità unica a decidere su premialità e organizzazione del lavoro. Questo accordo ridarà ai nostri amici sindacalisti della scuola la possibilità di riequilibrare questa situazione, favorendo i processi di partecipazione proprio perchè tutti vogliamo scuola partecipate, riorganizzate, con la premialità che si lega ai risultati. Nei contratti saranno definiti nuovi sistemi di valutazione legati alla produttività, alla lotta all’assenteismo. Dunque questo accordo riscatta sia i lavoratori sia i sindacalisti onesti”.

D. Qualcuno ha polemizzato sul fatto che l’accordo sia stato siglato a ridosso dell’appuntamento referendario. E’ stato un fatto casuale o voluto?

R. “Questo è un accordo che abbiamo cercato e voluto noi. Tra il prima ed il poi e’ stato meglio firmarlo prima. Voglio essere molto franco: l’accordo di altissimo livello che abbiamo raggiunto implica impegni legislativi immediati da parte del Governo. Abbiamo bisogno di un ministro e anche di un governo che completi questo processo. La Cisl è un sindacato, deve cogliere i risultati. Non facciamo sindacato per mettere i bastoni fra le ruote ed avere risultati politici. Per noi centrale è l’azione negoziale e contrattuale. Abbiamo posto le relazioni sindacali e la contrattazione al servizio degli interessi del paese e non solo dei lavoratori del pubblico impiego. Noi speriamo che questo Renzi ce lo riconosca e ci auguriamo che il nostro impegno ed il risultato raggiunto educhi tanti nella politica e nel sindacato che pensano che la politica sia il centro ed il dominus di tutto. Questa concezione’politica’ ha svilito la Politica con p maiuscola, quella vera. Oggi a noi serve un incrocio, un equilibrio tra politica, relazioni sindacali e buona impresa. Un riequilibrio tra mercato, stato e società è la condizione per avere prosperità, ricchezza, crescita, coesione sociale, integrazione, libertà”.(ITALPRESS).

su http://www.italpress.com/economia/pa-bernava-accordo-svolta-innovativa

 

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