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Da sempre la nostra sigla ha chiesto su tutti i tavoli sia regionali che nazionali il potenziamento della sanità territoriale, unico vero strumento per la decongestione dei pronto soccorso, attraverso la costituzione degli ambulatori di continuità assistenziali, aperti 12 ore al giorno 7 giorni su 7, dove figure come l’infermiere di famiglia possa esercitare in autonomia le proprie competenze lavorando in equipe con i medici, per poter assistere con più continuità ed efficacia i pazienti cronici ad alta complessità clinica, per impedire il continuo ping-pong di questi pazienti fra ospedale e territorio.”

Per questo nostro storico impegno sulla promozione della figura dell’infermiere di famiglia e in generale per la professione infermieristica e delle professioni sanitarie in generale, che il collegio degli infermieri ha scelto, non a caso, la FP CGIL insieme alle altre sigle confederali come unici e più affidabili partner per l’elaborazione di un manifesto per la valorizzazione e l’ ottimizzazione delle competenze di oltre 650.000 professionisti della salute, per migliorare la qualità dei servizi ai cittadini con la presa in carico di tutti i bisogni di salute nell’ospedale e nei servizi territoriali, da discutere sui tavoli tecnici del Ministero della Salute.” La FP CGIL rimane sempre più convinta della necessità di non sminuire il servizio 118 a mero strumento di trasporto sanitario, come i vertici del servizio da tempo purtroppo stanno attuando. Nel territorio della USL Centro esistono da diversi anni numerose automediche ed è fondamentale che i medici del 118 che si recano a casa dei cittadini possano esercitare a pieno le loro competenze di diagnosi e cura, visto anche gli alti costi per il mantenimento delle stesse, e in alcuni casi trattare alcune sintomatologie acute a domicilio senza il ricovero ospedaliero. E’ innegabile che la crisi attuale dei pronto soccorso sia trasversale a molte realtà sanitarie regionali e nazionali, scatenata dall’anticipata ondata influenzale e dai climi rigidi, ma è altrettanto innegabile come la crisi del pronto soccorso del S.Giuseppe sia dovuta a scelte sbagliate e politiche miopi della dirigenza sanitaria e infermieristica del presidio fatte negli ultimi anni. La carenza di tutti gli organici medici, infermieristici, Oss, il mancato potenziamento dei servizi afferenti al pronto soccorso come la radiologia e il laboratorio, ancora con gli organici previsti prima della chiusura del pronto di Fucecchio e Castelfiorentino, la mancanza di un servizio dedicato ai trasporti interni ancora oggi a carico del personale dedicato all’assistenza, il trattamento delle emergenze intraospedaliere provenienti dagli altri reparti all’interno delle stanze rosse del pronto soccorso, sono il frutto di scelte sbagliate e di insensate decisioni prese dalle dirigenze. Solo un analisi approfondita di queste problematiche e l’adozione di decisioni diverse da quelle fino ad oggi perpetrate potranno portare, a nostro avviso, a soluzioni migliorative per il pronto soccorso empolese”

Simone Baldacci, Rsu Usl Tc Fp-Cgil

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