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In otto anni il costo della sanità sarda è aumentato di 619 milioni, dai 2,67 miliardi del 2007 ai 3,89 del 2015. Il massimo incremento si è registrato nel 2008, quando la spesa dell’assistenza medica e ospedaliera fece segnare un più 162.443 milioni in dodici mesi. Di contro il 2013 è stato l’anno con l’aumento più contenuto, pari a 29.741 euro. I numeri sono scritti nel report dell’assessorato regionale alla Sanità che per il 2016 punta a ridurre la spesa totale delle Asl, per la prima volta nel decennio. Ma resta difficile il percorso verso la riduzione del disavanzo, stimato in 750 milioni sino al 2018. Nel dettaglio, questo il quadro: dai 2.670.793 euro del 2007 si è passati ai 2.833.236 del 2008 (+162.443). Nel 2009 le Asl costarono 2.995.614 (+162.378). Nel 2010 si è arrivati a 3.071.155 (+75.541). Nel 2011 il bilancio della sanità sarda è salito a 3.138.827 (+67.672). Sul 2012 l’assistenza medica e ospedaliera valeva 3.166.475 (+27.648). Nel 2013 la spesa totale fu di 3.196.216 (+29.741). Ancora un aumento nel 2014 a quota 3.246.117 (+49.901). Quindi i 3.289.778 del 2015 (+43.661).

Sul 2016, invece, si ipotizza un’inversione di tendenza: il costo stimato è di 3.245.464 euro, il che vorrebbe – in caso di previsione rispettata – una riduzione di 44.314 euro. E questo “malgrado i maggiori costi per i farmaci innovativi, soprattutto quelli per curare l’epatite C e le patologie oncologiche”, spiega l’assessore Luigi Arru. Farmaci che, al momento, hanno vanificato i risparmi ottenuti attraverso il Piano di rientro, applicato quest’anno per la prima volta. Infatti: a fronte di un contenimento della spesa pari a 63 milioni, ce ne sono stati 59 di maggiori spese proprio per l’acquisto dei cosiddetti medicinali di ultima generazione.

Capitolo a parte il disavanzo, stimato in 750 milioni sino al 2018. Finora è stato azzerato il debito del 2014, per un importo di 215 milioni inseriti nella Finanziaria 2016. Sul 2015, invece, mancano ancora da coprire 135 milioni, su un totale di 350. Di questi 95 sono stati cancellati sempre con la manovra 2016, mentre su altri 120 milioni è arrivato l’assestamento di bilancio votato lo scorso 25 ottobre dalla Giunta. Per il 2016, invece, il disavanzo stimato è di 300 milioni che, a valere sulle Finanziarie 2017 e 2018, andranno ad aggiungersi ai 135 del 2015.

Tecnicamente il disavanzo si forma perché le Asl spendono più di quanto viene stanziato nella Finanziaria regionale che prende a riferimento i costi standard decisi ogni anno dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Ovvero un optimum che, nella pratica, viene costantemente disatteso e sforato, obbligando il Consiglio regionale ad approvare un supplemento di liquidità d’accordo con la Giunta. Succede in Sardegna, come nel resto d’Italia. Ma l’obiettivo della Asl unica è proprio quello di organizzare la sanità isolana secondo un modello organizzativo capace di allineare la spesa ai costi standard previsti dal Cipe.

Malgrado le difficoltà, Arru mantiene l’ottimismo: “La nostra spesa sanitaria è costantemente monitorata. La costituzione di un apposito tavolo è stato uno dei primi atti di questa amministrazione e ha consentito di mantenere sotto controllo i nostri conti”. Non solo: dall’assessorato alla Sanità, con Giuseppe Sechi direttore generale, precisano che “è stato avviato nel 2014 il percorso virtuoso col quale il livello di finanziamento viene parametrato ai fabbisogni standard”. L’obiettivo è “far emergere il disavanzo in anticipo rispetto al copertura dello stesso”. Fino al 2013, invece, le risorse alle Asl venivano assegnate in rapporto ai costi rilevati a fine anno, quindi senza il monitoraggio trimestrale che permette correzioni in corsa della spesa sanitaria.

SU http://www.sardiniapost.it/politica/otto-anni-di-sanita-sarda-e-la-speranza-della-asl-unica/

 

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