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I sindacati che rappresentano gran parte dei 1.700 dipendenti dell’Ulss 21 sono scesi sul piede di guerra per sollecitare gli investimenti già promessi per il «Mater salutis». Ed evitare così che la riforma sanitaria appena varata dalla Regione si traduca in un graduale smantellamento del polo sanitario della Bassa.

Per questo, Sante Olivato, rappresentante sindacale unitario (Rsu) di infermieri e paramedici, Stefano Badocchi, delegato del «Cimo», e Pierangelo Rovere di Cgil medici, chiederanno un incontro con l’esecutivo e la Conferenza dei sindaci dell’Ulss 21, affinché «inducano Azienda sanitaria e Regione a rispettare i programmi di investimento preannunciati».

«Visto che da gennaio», ricorda Olivato, «l’Ulss 21 verrà assorbita nella nuova Azienda sanitaria Scaligera da 980mila abitanti, ci preoccupiamo delle conseguenze negative che potranno esserci per l’ospedale di Legnago: alcuni segnali poco incoraggianti sono già arrivati». «Dopo tante promesse», sottolinea Badocchi, «servono fatti concreti, come lo sblocco dei finanziamenti regionali per il piano di interventi proposto dal direttore generale e la copertura del posto di primario in Geriatria, tutt’ora vacante. Inoltre, ci opponiamo ad ulteriori tagli dei posti letto». Sull’unità di Geriatria, Rovere puntualizza: «Da un anno e mezzo il reparto non ha un dirigente. La Regione, quest’estate, ha autorizzato la copertura del posto vacante. Eppure, il commissario Girardi non ha ancora bandito il concorso». Ad aggiungere benzina sul fuoco è giunta una lettera, spedita nei giorni scorsi alla direzione aziendale dal segretario regionale alla Sanità Domenico Mantoan.

«In base alle nuove disposizioni», evidenzia Rovere, «da gennaio la preparazione dei farmaci per i pazienti oncologici sarà accentrata all’ospedale di San Bonifacio, che lavorerà per tutta la provincia, sottraendo tale importante servizio al reparto di Oncologia legnaghese, una delle eccellenze regionali, per la parte riguardante la Bassa. I medicinali, una volta preparati, devono essere somministrati entro due ore. Per questo c’è il rischio che, per qualsiasi contrattempo, i farmaci non giungano in città in tempo utile per le cure». «Tale scelta», prosegue Badocchi, «è incomprensibile, anche perché l’Oncologia del Mater salutis segue ogni giorno 40 pazienti, ovvero la quota più alta dei 70 malati di tumore delle tre Ulss veronesi. Spostare la preparazione dei farmaci a 30 km di distanza porterà a risparmi minimi, come è emerso da una sperimentazione analoga nel Vicentino, con una minor spesa annua di soli 15mila euro».

(http://m.larena.it/territori/bassa/legnago/ospedale-depotenziato-sindacati-sulle-barricate-1.5255119)

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