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Magro il bilancio di metà legislatura per la sanità piemontese (a voler essere ottimisti), fallimentare ad essere realisti. L’assessore regionale alla sanità aveva puntato soprattutto su tre obiettivi: il Piano di rientro, la Città della salute e la riorganizzazione della sanità piemontese. Ebbene, nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto. L’uscita dal piano di rientro, che doveva avvenire in questo mese di ottobre, secondo le previsioni dell’assessore Saitta, non si è verificata, anzi si allontana sempre di più e pregiudica il mantenimento dei livelli qualitativi e quantitativi dei servizi a causa delle carenze di personale sanitario, specialmente infermieristico, per le mancate assunzioni e per la mancanza di investimenti.

Per quanto riguarda la Città della salute, è trascorsa inutilmente la prima metà della legislatura. Siamo dunque all’anno zero (sono ottimista !). Nessuna idea sulla individuazione delle aree che dovrebbero essere utilizzate. A mio parere non è sufficiente l’area ex Fiat Avio per la collocazione di tutti i presidi, dei servizi e delle nuove strutture; pertanto, s’impone l’uso anche di parte degli attuali spazi utilizzati adesso dalla Azienda ospedaliera universitaria. Nessun cenno in questo senso è pervenuto. Conseguentemente nessun progetto di massima è stato elaborato e portato a conoscenza della Città, dell’Università, delle organizzazioni sindacali, del vasto mondo dell’associazionismo, degli operatori e dei cittadini.

Due anni persi e non più recuperabili. È sotto gli occhi di tutti (anzi sopra gli occhi), il grattacielo della Regione Piemonte, i cui lavori sono ormai fermi da parecchi mesi, con enorme spreco di denaro pubblico anche per il ricorso da parte della Regione ad altre strutture per gli uffici e per i servizi Lo spazio e le risorse economiche utilizzate per il grattacielo Fuksas avrebbero consentito la collocazione dell’intera nuova Città della salute nell’area ex Fiat Avio. Per gli uffici e i servizi regionali potevano essere utilizzate le strutture della soppressa Provincia di Torino (vedasi ad esempio il palazzo ex Sip di Corso Inghilterra).

Anche per quanto riguarda il terzo obiettivo: la riorganizzazione della sanità piemontese, siamo al punto di partenza (uso il termine partenza in senso figurato). Come giudicare la prospettata unificazione delle due aziende sanitarie cittadine (Asl TO 1 e TO 2) soltanto come conseguenza delle improvvise ed impreviste dimissioni del direttore generale dell’Asl TO1. È dilettantismo programmatico (ed anche politico) far discendere l’unificazione delle due aziende sanitarie cittadine non da un progetto di riorganizzazione della sanità cittadina, ma da ragioni puramente occasionali: le dimissioni del già ex direttore dell’Asl TO1, dovute, si dice, a motivazioni economiche.

L’assessore regionale con repentinità, facendo fede questa volta al suo cognome (Saitta/ saetta), ha deliberato un aumento considerevole delle indennità degli attuali manager delle aziende sanitarie piemontesi e del direttore generale dell’assessorato alla sanità (per quest’ultimo è stato previsto un compenso crescente annualmente di 200.000 euro annui), motivando la scelta con la preoccupazione di altre fughe dei manager piemontesi verso altri lidi più appetibili. A parte il fatto che abbiamo assistito al classico rito della chiusura del recinto dopo la fuga dei buoi (in questo caso di tre buoi), è sorprendente la scelta del tempo in cui è avvenuta questa decisione, da parte della Giunta regionale che, come è noto, vede purtroppo anche nella nostra regione tanti lavoratori e cittadini piemontesi in difficoltà economiche.

Le risorse economiche potevano e dovevano essere utilizzate, in primo luogo, per le assunzioni di infermieri per coprire almeno le più gravi carenze. A proposito di movimenti di personale apicale, meravigliano gli scambi che sono avvenuti e che avvengono tra le Regioni Piemonte e Sardegna. In passato dalla Regione Piemonte si è trasferito nella Regione Sardegna il direttore generale della sanità piemontese dott. Mario Valpreda; è stato nominato assessore alla sanità della Regione Sardegna la Prof. Nerina Dirindin dell’Universitaà di Torino, prima di essere eletta nel 2013 senatrice della XVII legislatura. Abbiamo assistito al trasferimento dalla Regione Sardegna alla Regione Piemonte, per coprire il posto di direttore generale dell’AslTO1, del dott. Giovanni Soro. Oggi assistiamo al trasferimento del direttore generale della sanità piemontese, dott. Fulvio Moirano, alla direzione dell’unica Asl sarda. Che riviva nella sanità il Regno di Sardegna o che altro!

Ancora per quanto attiene alla organizzazione della sanità piemontese non può mancare qualche considerazione sull’ospedale Oftalmico che, secondo l’assessore regionale alla sanità, deve essere chiuso. Si tratta dell’unico ospedale cittadino completamente ristrutturato nelle camere operatorie, nei reparti di degenza, nei servizi, nel Pronto Soccorso, nella Clinica Universitaria e negli uffici. È l’unico ospedale cittadino ad aver superato l’esame per quanto riguarda la sicurezza, essendo stati rinnovati tutti gli impianti. È in perfetto equilibrio economico. È un presidio pubblico di assistenza e di formazione con riconoscimenti internazionali. Il suo smembramento in più aziende sanitarie determinerebbe e favorirebbe un immotivato ricorso al privato (e ai privati?). È paradossale e che senso ha , infine, il trasferimento di parte dell’ospedale Oftalmico, ristrutturato e funzionante, in un presidio dell’attuale Città della salute che necessiterebbe di costosi lavori di ristrutturazione e di adattamento, dal momento che, secondo un vago e fumoso (o addirittura inesistente) progetto abbozzato dall’assessore alla sanità, tutti i presidi delle Molinette dovrebbero essere trasferiti nell’area della ex Fiat Avio? Si perpetuerebbero così gli errori della politica sanitaria regionale, prima a guida di centro-destra ed adesso di centro-sinistra, consistiti in assurde chiusure di ospedali subito dopo le loro, costose ristrutturazioni (vedasi ad esempio la chiusura dell’ospedale Valdese).

Assessore, si occupi , con migliore profitto, di quanto ottenuto finora, nella seconda metà di questa legislatura, degli obiettivi che si era prefisso e lasci lavorare tutti gli operatori della sanità in un quadro di certezze, di sicurezza e di prospettive di miglioramento della sanità pubblica, cosa di cui tutti abbiamo tanto bisogno.

*Giacomo Manuguerra, già Commissario delle due Aziende sanitarie Torino 1 e Torino 2

su http://www.lospiffero.com/ls_ballatoio_article.php?id=2299

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