Il progetto di unificazione delle due aziende, Ausl e Arcispedale Santa Maria, non convince del tutto i sindacati della sanita’ reggiana. Attraverso una nota, Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uilfpl, Fials e Rsu esprimono in particolare dubbi sui tempi della fusione, che dara’ vita ad un’unica Azienda sanitaria, con quasi 7.000 dipendenti e un bilancio da circa un miliardo.
L’operazione infatti, prevista in porto per l’1 gennaio 2018, e’ stata, a detta dei sindacati, anticipata all’1 luglio 2017. Le sigle invocano invece “un graduale percorso di armonizzazione e di integrazione tra due aziende che ancora oggi parlano linguaggi troppo diversi” e si aspettano “che le direzioni, ma sopratutto la Conferenza socio-sanitaria e l’assessorato regionale alle Politiche per la salute intervengano al piu’ presto per chiarire alla citta’ e ai lavoratori cosa sta succedendo e il perche’ di questo incomprensibile e repentino cambio di marcia”.
Il futuro della sanita’ reggiana, rimarcano i sindacati, “non puo’ prescindere da un vero coinvolgimento dei 7.000 professionisti che con il loro lavoro a suon sacrifici operano in condizione lavorative sempre piu’ difficili tutti i giorni dell’anno nelle corsie degli ospedali e nei servizi territoriali della nostra provincia”. La scorsa settimana intanto e’ stato illustrato il progetto della fusione Ausl e Santa Maria insieme alle varie tappe intermedie di avvicinamento alla nascita della nuova azienda.
Per raggiungere questo obiettivo, le direzioni generali hanno annunciato, a decorrere dall’1 gennaio 2017, la nascita di sei nuovi dipartimenti comuni alle due aziende, che si aggiungono a quelli interaziendali (amministrativo, tecnico e logistico-alberghiero). Si tratta in particolare del dipartimento oncologico e tecnologie avanzate, neuro motorio e riabilitativo, internistico, di medicina specialistica, di chirurgie generali e materno infantile. Inoltre le due direzioni generali hanno annunciato di voler rivedere il modello di erogazione dell”assistenza costruendo dei percorsi clinici che associano i “classici” dipartimenti a delle reti trasversali, con team multi-disciplinari in grado di garantire una migliore continuita’ assistenziale.
“In un contesto del genere – chiudono i sindacati – non si puo’ prescindere dai riconoscimenti delle competenze fino ad oggi ancora troppo medicocentriche. Questa riorganizzazione, anche in una logica di economie di scala, puo’ e deve esser un’occasione per fare il salto di qualita’ per le opportunita’ che si daranno ai cittadini e ai professionisti che sono parte integrante del progetto”.
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