Skip to main content

Sulla stampa tradizionale e sui nuovi media si leggono, si sentono e si raccontano da parte di dirigenti sanitari di isole felici in ASSL Carbonia, dove le criticità vissute dal personale e dagli assistiti parrebbero non sussistere, dove le denunce e gli esposti delle famiglie dei degenti sarebbero una invenzione, dove la prevenzione dei rischi e la tutela della salute sul lavoro sarebbero il primo pensiero dei preposti alla sicurezza, dove l’organizzazione della turnistica, la gestione delle risorse umane e la dotazione organica sono un vanto, dove le risposte  di cura e di assistenza sono avveniristiche, dove i presidi ospedalieri e i servizi territoriali brulicano di cittadini felici.

Per onestà intellettuale e per correttezza dell’informazione, per il nostro ruolo istituzionale ci permettiamo di confutare questa visionaria pianificazione di dichiarazioni che soprattutto in questa fase epidemiologica non rendono merito a chi le esterna e perché coloro che le recepiscono non possono che considerare un insulto alle loro intelligenze subire in silenzio asserzioni prive di fondamento e lesive della dignità delle persone tutte.

Suddividiamo il seguente contributo in tre parti, una generalista, una sulla sicurezza sul lavoro, una professionale infermieristica.

COSA SIGNIFICA LAVORARE OGGI NEI PPOO ASSL CARBONIA?

Lavorare in ASSL Carbonia è una impresa eccezionale. A quasi un anno dall’avvento della pandemia e nel contesto organizzativo gestionale a Gennaio 2021, significa mostrare senso di responsabilità e del servizio, e rispetto per i cittadini e per gli assistiti, che nonostante mille difficoltà non vengono mai lasciati soli ed in stato di abbandono.

Lavorare in ASSL Carbonia significa navigare a vista. Nella fase di maggiore difficoltà nella gestione del controllo alla pandemia, sfuggita di mano, per le infezioni propagate a degenti e personale in Medicina ed in Traumatologia e con il protrarsi di difficoltà in Chirurgia e Pronto Soccorso, dirigenti sanitari apicali erano in ferie mentre l’organizzazione affondava e l’Ospedale Sirai chiudeva e mentre la sostituzione del direttore di ASSL avveniva senza potersi realizzare pienamente per almeno 2 settimane.

Lavorare in ASSL Carbonia significa entrare in servizio senza essere certi di non dover essere obbligati al doppio turno perché nel frattempo colleghi infettati e le carenze di dotazione organica mai realmente compensate con nuove assunzioni.

Lavorare nei PPOO del Sirai e del CTO significa essere mobilitati e trasferiti di unità operativa anche dall’oggi per oggi per l’assenza di una programmazione e di una gestione delle risorse umane rispettose non solo dei doveri ma anche dei diritti dei professionisti sanitari dipendenti. Gli infermieri non sono numeri o pedine da trattare o spostare a piacimento: sono persone con una dignità ed una immagine che nessuno può permettersi di ledere.

Lavorare in ASSL Carbonia è un atto di fiducia verso il SSN e il SSR, spesso non ripagata. La continuità assistenziale, la qualità delle prestazioni, la tipologia delle prestazioni rese a fronte della domanda dell’utenza, rafforzano il rapporto con il cittadino e gli assistiti perché è del tutto evidente lo sforzo sovra professionale che si sta compiendo per compensare carenze disservizi e disorganizzazione complessiva delle quali gli infermieri e i cittadini stessi non hanno la minima responsabilità.

Lavorare in ASSL Carbonia è una sfida immane, la risposta professionale allo sfilacciamento dei rapporti e di comunicazione con le direzioni a tutti i livelli. Il SSN e il SSR sono un sistema di vasi comunicanti che non comunicano, direzioni a compartimenti stagni e che non ascoltano, quando basterebbe aprire la finestra degli uffici degli apicali per sentire quello che ruota intorno.

 

QUALI SONO I RISCHI PRESENTI NEGLI AMBIENTI DI LAVORO?

I rischi presenti negli ambienti di lavoro sono tutti ricollegabili alla evidente carenza nella predisposizione di idonee misure contenitive e preventive delle fasi pandemiche, dalla fornitura scarsa/inadeguata, se non del tutto inesistente, di DPI dalle mascherine ai guanti alle visiere agli occhiali ai camici ai sovra camici, dalla formazione del personale alle procedure di vestizione e svestizione, dall’assenza di ambienti di decontaminazione, dall’insufficiente informazione da parte aziendali sui rischi e pericoli, dall’assenza o inidoneità di percorsi sporco – pulito e dalla conseguente commistione di sporco e pulito durante la transizione di personale degenti e visitatori, dal limitato/tardivo/assente ricorso ai tamponi molecolari al personale e ai pazienti anche in dimissione (Medicina PO Sirai docet), dell’assenza di efficaci zone filtro/aree grigie, della mancanza di adeguati servizi igienici con doccia per evitare di rientrare a casa rischiando che i dipendenti contagino i conviventi. Tanto di quanto sopra è anche conseguente al fallimento del reparto CoviD al PO Santa Barbara, mai operativo e con tutte le negative conseguenze in termini organizzativo gestionali e assistenziali che sono di dominio pubblico.

 

DI COSA SI RAMMARICANO GLI INFERMIERI E LE INFERMIERE?

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano di essere stati mandati allo sbaraglio ad affrontare la lotta alla pandemia privi del minimo indispensabile quale la formazione, l’informazione e la percezione di avere la dirigenza sanitaria al proprio fianco e non avversa, competente e non impreparata, sul luogo di lavoro e non a distanza. Entrare in servizio sani e poterne uscire infetti si è materializzato in decine di situazioni, delle quali è da chiedersi chi ne siano responsabili.

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano che durante tutto l’anno e soprattutto nell’ultimo mese in occasione della crisi conseguente all’infezione di degenti e dipendenti in Chirurgia Medicina e Traumatologia, nessuno dei vertici Aziendali si sia fatto vedere nei Presidi Ospedalieri e/o abbiano instaurato una modalità comunicativa per fare avvertire vicinanza e sostegno per quanto fatto e quanto ancora gli infermieri sapranno fare per assistere e non per desistere dal mandato professionale.

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano dell’assenza di politiche di gestione delle risorse umane, di assenza fisica di taluna dirigenza sanitaria e amministrativa quando ci sono i problemi da risolvere e non sorrisi a favore di telecamere e macchine fotografiche: nei reparti si sorride e si ride poco, non se ne ha ne il tempo e nemmeno la voglia.

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano di non poter rilasciare dichiarazioni pubbliche sui gravi fatti e contesti che stanno subendo mentre leggono di inverosimili dichiarazioni della dirigenza sanitaria che racconta di un’isola felice che invece non corrisponde al film in onda nelle corsie e nelle famiglie alle quali il Covid19 ha privato di propri affetti.

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano di essere al limite storico quanto a dotazione organica: nessuna nuova assunzione, mancano almeno 60 unità per compensare le cessazioni dal lavoro di questi anni, le graduatorie selettive non scorrono se non per lasciare in servizio chi è già incardinato in ASSL Carbonia.  ASSL Carbonia privata delle pari opportunità e di trattamento con le altre ASSL della Sardegna. Ma nonostante questa sperequazione, non lasciano senza assistenza i loro pazienti.

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano per i pazienti che entrano in ospedale per avere curata una patologia e ne escono infettati ed in alcuni casi privi di vita, dei disagi che stanno subendo i cittadini per fallimento delle Case della Salute, degli Ospedali di Comunità, per la mancata istituzione dell’infermiere di famiglia, per la sospensione delle visite specialistiche, per la chiusura delle sale prelievi, per l’incapacità nel Sulcis Iglesiente di individuare un funzionale Ospedale Covid free ed uno altrettanto funzionale Covid + e conseguentemente la costrizione di tutti i cittadini di vagare per Presidi Ospedalieri e Servizi Territoriali senza alcuna garanzia di ricevere risposte e prestazioni sanitarie di cui necessitano.

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano della turnistica che non rispetta le 36 ore settimanali, delle ferie estive che non possono essere godute, per i riposi saltati, per lo straordinario imposto, per recuperi orari che non posso essere fruiti quando servono, per le reperibilità eccessive, per gli ordini di servizio impartiti, per i doppi turni mattina-sera/sera- notte/notte-mattina in violazione delle normative sull’orario di lavoro e dei regolamenti aziendali, per procedimenti disciplinari privi di sussistenza, per non avere certezza di poter uscire dal servizio alla fine del turno, per il sovraccarico di lavoro per carenza di personale, per il personale che non viene sostituito, per il demansionamento, per non essere valorizzato compreso e ascoltato, per la consuetudine di essere visto come un numero di matricola e non come un professionista, per la convinzione di certa dirigenza di poterne disporre a piacimento come se fossero di loro proprietà e non pubblici dipendenti, per l’indifferenza quasi generale dello stato nel quale sono costretti a lavorare mentre tutti sanno e molti che dovrebbero fare qualcosa, non sanno a loro volta, non sentono non vedono.

Gli infermieri e le infermiere si rammaricano delle comunicazioni pervenute dalla Direzione Ospedaliera dei PPOO che a fronte della acclarabile disastrosa gestione dell’emergenza, ammonisce a non disturbarla, diffidando ed intimando sanzioni disciplinari a chi contravviene alla consegna del silenzio, ma lasciando immutato lo stato di cura e assistenziale denunciato da più settori.

Per il Consiglio Direttivo, firmato il Presidente Graziano Lebiu

Leave a Reply