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COSENZA – Ora tocca anche al Biolife di viale Mancini, centro di riabilitazione estensiva extraospedaliera. Le ultime misure della regione Calabria in materia di sanità, il DCA 62/2015 che non vincola più l’ammontare della tariffa riabilitativa all’applicazione dei contratti collettivi nazionali, il DCA 81/2015 sui requisiti minimi per l’accreditamento che taglia il numero delle professionalità all’interno dei centri, rispetto al precedente documento del 2009, insieme al nuovo regolamento attuativo della legge 24/2008 che vincola le piante organiche dei centri accreditati alle prestazioni convenzionate introducendo la possibilità di applicare al 25% del personale forme di contratti flessibili, occasionali e liberi professionali, unito al DCA 26/2016 che fissa i tetti di spesa e l’ammontare delle prestazioni convenzionate con ogni singolo erogatore, continuano a mietere vittime e a provocare disastri irreparabili nel settore della sanità privata accreditata col sistema sanitario regionale.

Il Biolife di Cosenza, un centro di riabilitazione estensivo che eroga servizi di alto livello ai cittadini dell’intera provincia di Cosenza, viene messo in difficoltà dalle sopracitate disposizioni tanto da far dichiarare alla Proprietà, durante un confronto avuto con l’USB, la necessità di ridurre il numero del personale dipendente ovvero di intervenire sui livelli salariali al fine di rendere compatibile il conto economico dell’azienda.

Infatti, nei giorni scorsi tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie accreditate e convenzionate con l’ASP di Cosenza si sono viste recapitare una lettera a firma della direzione generale dell’ASP, dove si comunicava che “il limite economico sottoscritto contrattualmente (budget 2016) è invalicabile e che pertanto in caso di erogazioni di prestazioni eccedenti, le stesse non saranno validate e riconosciute”.

Questo succede nonostante con nota n°76 del 5/8/2016, il Dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute abbia richiamato le ASP al rispetto del DCA 26/2016 ad osservare quanto disposto in relazione alla flessibilità del budget e invitandole a segnalare eventuali discrasie rispetto ai bisogni della popolazione e a proporre le opportune correzioni ai budget stabiliti al fine di garantire i livelli di assistenza necessari.

Se si è arrivati a questa condizione, il tutto dipende dalla Regione Calabria che, come è noto, ha il compito di stabilire i tetti di spesa e quindi il budget per le singole ASP provinciali le quali, poi, sono chiamate a sottoscrivere con gli erogatori dei servizi privati accreditati con sistema sanitario regionale i relativi contratti definendo il monte delle prestazioni convenzionate, cioè accessi annuali consentiti ad ogni singola struttura nei diversi setting riabilitativi.

Tale procedura, abbastanza discutibile poiché rappresenta un inaccettabile limite all’erogazione di un servizio universale, una volta esaurite le prestazioni convenzionate non permette alle strutture di erogare ulteriori prestazioni ai cittadini se non dietro pagamento diretto da .parte dei cittadini stessi. Anche in questo caso quindi, con la scusa della crisi da cui discendono le conseguenti politiche di austerità che hanno indebolito le classi meno abbienti e i piani di rientro stabiliti tra Governo nazionale e la Regione Calabria, si tagliano i servizi e si mette in discussione un diritto universale tutelato dalla Costituzione repubblicana e si scaricano sui cittadini le inefficienze del sistema e le fallimentari politiche sociali proposte dai vari governi a tutti i livelli.

Premesso che serve utilizzare al meglio le risorse disponibili, riteniamo inaccettabile che si proceda con tagli lineari invece di incidere su altri capitoli di spesa, avviando quindi una vera e proficua riqualificazione della stessa senza intervenire sui livelli di assistenza, anche allo scopo di evitare la migrazione sanitaria in altre regioni che ha raggiunto e superato il costo di oltre 260 mln di euro annui. Un aggravio di spesa per la Regione Calabria che arricchisce le strutture ospedaliere delle altre regioni e indebolisce il sistema calabrese con conseguente riduzione delle strutture operanti sul territorio, perdita di posti di lavoro e disagi a volte insormontabili per i cittadini costretti a sostenere costi aggiuntivi, anche per l’assenza di sistemi di mobilità adeguati.

Noi crediamo che con risorse economiche di molto inferiori rispetto a quelle utilizzate a copertura dei ricoveri fuori regione, si potrebbero garantire gli stessi livelli di assistenza e di cure anche nelle strutture sanitarie calabresi nonché contribuire alla crescita sociale ed economica di tutto il territorio. Al fine di scongiurare una crisi occupazionale e quindi come detto in precedenza la possibilità che le vari strutture convenzionate, sempre più decise ad abbandonare le attività di sostegno alla sanità pubblica mettendo in atto quanto minacciato, è opportuno che il DG dell’ASP provinciale di Cosenza Dott. Mauro, convochi una riunione.

SU (http://www.quicosenza.it/news/le-notizie-dell-area-urbana-di-cosenza/cosenza/120461-ancora-crisi-nella-sanita-privata-regione-taglia-i-servizi-sul-piede-di-guerra-il-biolife-di-cosenza)

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