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Tra i lavoratori che hanno beneficiato della “progressione orizzontale” e relativo aumento in busta paga accordato nei giorni scorsi dall’Azienda su pressione dei sindacati, ci sono tredici dei trenta imputati per assenteismo, finiti nei guai nel 2012 col blitz dei Nas.

Tra i beneficiari anche i due dipendenti del Cardarelli arrestati qualche giorno fa per truffa. “Non ne sapevo niente – ammette il direttore generale Gennaro Sosto – ma anche se l’avessi saputo avrei firmato lo stesso il provvedimento”. I controlli a campione non hanno evidenziato nulla di anomalo e ora i lavoratori “fannulloni”, inchiodati dai filmati mentre timbravano il badge e poi andavano al mare, possono godere di un aumento di stipendio tra 700 e 1200 euro annui

A processo per assenteismo, ma la Asrem li gratifica: più soldi per 13 dipendenti “fannulloni”

Tra i lavoratori che hanno beneficiato della “progressione orizzontale” e relativo aumento in busta paga accordato nei giorni scorsi dall’Azienda su pressione dei sindacati, ci sono tredici dei trenta imputati per assenteismo, finiti nei guai nel 2012 col blitz dei Nas. Tra i beneficiari anche i due dipendenti del Cardarelli arrestati qualche giorno fa per truffa. “Non ne sapevo niente – ammette il direttore generale Gennaro Sosto – ma anche se l’avessi saputo avrei firmato lo stesso il provvedimento”. I controlli a campione non hanno evidenziato nulla di anomalo e ora i lavoratori “fannulloni”, inchiodati dai filmati mentre timbravano il badge e poi andavano al mare, possono godere di un aumento di stipendio tra 700 e 1200 euro annui.

Lavorare in Fiat è il sogno contemporaneo dei molisani: posto fisso, stipendio garantito ogni mese, ferie e malattie pagate. Lavorare alla Asrem però è meglio ancora: qui, se vieni beccato a prendere per i fondelli l’azienda che ti dà da vivere, non solo non vieni licenziato in tronco (e con largo anticipo rispetto alla sentenza definitiva), ma vieni addirittura premiato con un bello scatto di carriera e un conseguente aumento in busta paga.

Chissà che invidia proveranno per gli assenteisti del sistema sanitario molisano i poveri metalmeccanici cacciati dalla fabbrica per le chiavette clonate di caffè e merendine. Questi ultimi, a processo in corso e in attesa di verdetto, si ritrovano con un mutuo sulle spalle, una famiglia da mantenere e nemmeno la possibilità di andare a cogliere le olive in nero, che quest’anno c’è la sfiga della mosca. Mentre quegli altri lì, sotto processo per truffa e peculato, non solo non hanno perso il lavoro garantito, ma sono stati pure gratificati.

E dire che erano gli stessi dipendenti – infermieri, tecnici, collaboratori amministrativi, ostetriche – beccati a timbrare il cartellino per poi andarsene al mare. Filmati mentre passavano il badge nel sistema di controllo su ingressi e uscite dalla Asrem di Termoli, dall’ospedale e dal Poliambulatorio di Montenero, per poi scomparire per ore e ore. Quelli che in orario di servizio (e dunque retribuito) andavano a fare la spesa, al mercato ittico a tirare sul prezzo di triglie e scampi, che accompagnavano i bambini a scuola, si pigliavano una rilassante pausa a base di iodio e tintarella sulla bella spiaggia termolese.

Era il 15 marzo 2012 quando le volanti dei carabinieri del Nas avevano fatto irruzione nelle strutture sanitarie per il più grande blitz contro l’assenteismo che la cronaca molisana ricordi. Nei guai erano finite 52 persone per truffa, falso, violazione della legge Brunetta anti-fannulloni: l’accusa, che si basa su prove concrete come i filmati, sostiene che timbravano il cartellino, o che se lo facevano timbrare da altri, e disertavano gli uffici e le scrivanie.
Quattro anni e mezzo dopo la situazione è questa: trenta di quei dipendenti sono sotto processo con procedimenti individuali che stanno più o meno tutti arrivando a sentenza. Saranno condannati? Assolti? Un po’ e un po’?

Nessuno lo sa. Nel frattempo la Asrem, gabbata e contenta, li ha gratificati con qualche soldo in più in busta paga. Come? Con i cosiddetti “passaggi di fascia”, adeguamenti delle posizioni professionale sulla base di anzianità, mansioni svolte, efficienza, produttività. Per tredici dipendenti assenteisti o presunti tali in attesa di verdetto di primo grado, proprio in questi giorni è arrivata l’agognata notizia: il direttore generale ha firmato il provvedimento con il quale si avvia, materialmente, il passaggio di fascia. A partire dal mese di novembre 2016 scatteranno gli aumenti, stimati fra i 700 e i 1200 euro annui a testa.

E non solo per loro: nella lunga lista di premiati – le graduatorie sono state pubblicate il 21 ottobre scorso – figurano anche i nomi dei due dipendenti del Cardarelli arrestati qualche giorno fa per truffa aggravata ai danni della Asrem e violazione del sistema informatico di ingressi e uscite. In pratica cambiavano a loro piacimento l’orario di lavoro, accumulando virtualmente sul loro profilo un numero di ore mai fatto per avere in busta paga un surplus di oltre 400 euro al mese. Certo, la determina risale a qualche giorno prima dell’arresto, ed era impossibile prevedere l’accaduto. Ma è la conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che l’attribuzione di una fascia economica superiore, con relativo aumento, è stata assegnata “in massa” e senza stare a guardare troppo per il sottile. Ai buoni e ai cattivi, a prescindere dal merito e dalla resa produttiva, in barba alla meritocrazia che in linea teorica giustifica l’istituto contrattuale della cosiddetta “progressione orizzontale”.

Lo spirito è inattaccabile: più tempo lavori, più produci, meglio ti comporti, più guadagni. E difatti i sindacati hanno fatto la voce grossa per vedere riconosciuto il sacrosanto diritto allo scatto ai dipendenti della Asrem. Quello che non torna, in questa storia che disegna un nuovo paradosso nella storia infinita della sanità molisana, è che i controlli a posteriori sulle singole richieste avanzate dai lavoratori – controlli obbligatori anche se a campione – non hanno modificato di una virgola la decisione iniziale. Tutti bravi, tutti efficienti. Assenteisti e manomissori di badge compresi. Questi ultimi, un collaboratore amministrativo e un collaboratore tecnico, ora sospesi dal lavoro e senza stipendio per sei mesi su decisione del Gip, hanno totalizzato un punteggio complessivo di 97,5 su 100. Quasi il massimo. E alcuni, tra i tredici a processo per truffa, hanno addirittura raggiunto il massimo.

D’accordo, non stiamo parlando di cifre esagerate. E va detto che gli aumenti sono tuttiassolutamente legittimi, in linea con il meccanismo che regola la progressione. Che, in sintesi, è questo: la Asrem reperisce le risorse economiche per la premialità (che in questo caso ci sono, a dispetto dei sacrifici inumani che il servizio pubblico deve sostenere tagliuzzando reparti e rimandando all’infinito le assunzioni di medici e infermieri pure indispensabili), chiede a tutti i suoi dipendenti di fare domanda con un avviso di selezione interna, nomina una commissione per attribuire le nuove fasce economiche e poi opera controlli a campione.

Meno scontato che la responsabile delle Risorse Umane, che ha firmato la proposta sottoposta alla firma del Direttore generale, non abbia sollevato nemmeno mezza eccezione. La dottoressa Loredana Paolozziè infatti la stessa persona che nel 2012 faceva parte della commissione interna cheha deciso la sospensione dal lavoro per un mese (con stipendio ridotto) a carico trenta presunti fannulloni. Insomma, non poteva non sapere.
Chi non sapeva invece è il Direttore Generale, che ha firmato il provvedimento n. 838, arrivato al vertice della Asrem solo ad aprile scorso. «Nessuno mi ha informato di questa situazione» ammette Gennaro Sosto,che però difende l’atto e la struttura chiarendo che «Se anche lo avessi saputo e avessi voluto distinguere le singole posizioni oppure rimandare a tempi migliori i passaggi di fascia che aspettano dal 2015, sarei incappato in una denuncia per comportamento antisindacale».
I sindacati, d’altronde, hanno fatto i diavoli a quattro per ottenere la progressione «che si aspettava da tanto tempo. E’ un diritto previsto dal contratto».

Il contratto, a dirla tutta, prevede anche la possibilità per l’azienda di sospendere e perfino licenziare i dipendenti sotto processo. “Il dipendente può essere sospeso dal servizio con privazione della retribuzione anche nel caso in cui venga sottoposto a procedimento penale che non comporti la restrizione della libertà personale quando sia stato rinviato a giudizio per fatti direttamente attinenti al rapporto di lavoro…” recita il comma 3 dell’articolo 15 del contratto nazionale di lavoro della sanità. Ma l’azienda sanitaria del Molise è notoriamente magnanima, e si guarderebbe bene, potendo accontentare tutti, di fare eccezioni di sorta. «Se dovessero risultare assolti, s’immagina che richieste di danni morali e materiali?» si interroga il Direttore Gennaro Sosto, che fa una differenza di ruoli: «Capisco l’impatto di una cosa del genere sull’opinione pubblica, e da cittadino posso ritenerla anche inopportuna. Ma nel mio ruolo, pur a conoscenza della situazione avrei fatto la stessa identica cosa che ho fatto: avrei firmato. Sono i limiti del sistema pubblico».

Si chiama “garantismo”, e quello della Asrem è inattaccabile. Se tra qualche mese qualcuno o anche tutti i tredici dipendenti dovessero essere condannati in primo grado, le cose non cambierebbero. «Solitamente – conclude il Direttore – si aspetta la sentenza definitiva per eventuali procedimenti disciplinari».

Tutto chiaro, con buona pace dei poveri dipendenti rimasti fuori dalla graduatoria pur avendo diritto al passaggio di fascia e relativo aumento perché il requisito dell’anzianità ha privilegiato i colleghi imputati. Agli esclusi non resta che accettare i “limiti del sistema pubblico” di buon grado. A meno che, in uno scatto di insofferenza, decidano di timbrare il cartellino e andare al bar sperando di dimenticare la delusione. Tanto non succede niente, mica siamo alla Fiat, ragazzi. (mv)

(http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=23298)

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