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VIGEVANO: «Ostetricia può restare anche in clinica»

La Cgil si oppone alla creazione di un polo unico in ospedale. «La legge consente alle due strutture di integrarsi»

La Cgil è contraria alla chiusura del reparto di Ostetricia alla clinica Beato Matteo. Lo afferma Patrizia Sturini, segretario provinciale della Cgil Funzione pubblica per la sanità. Secondo Sturini i due punti nascita possono tranquillamente convivere e, anzi, integrarsi diventando insieme un grande polo ostetrico di riferimento per Vigevano e il territorio circostante.

«Non devono essere chiusi i punti nascita né della clinica né dell’ospedale – sottolinea la sindacalista – anche perché non è affatto scontato che chiudendone uno o l’altro si incrementi il numero di parti a Vigevano. Anzi, davanti all’unificazione dei punti nascita, in questo caso all’ospedale, una donna che deve partorire potrebbe anche decidere di rivolgersi ad altre strutture vicine, nel Milanese».

Sturini si dice molto sorpresa nel dover constatare che «nessuno, finora, in questa vicenda, ha parlato della possibilità che offre la legge 23, all’articolo 19, di avviare sperimentazioni gestionali miste fra pubblico e privato, previste dalle regioni. Quindi, si potrebbe provare a costruire, per i punti nascita di Vigevano, un percorso condiviso tra ospedale e clinica, evitando così altri disagi ai lavoratori: molte ostetriche della “Beato Matteo” lavoravano già alla clinica “Città di Pavia”, dove il reparto è stato chiuso, e vivono a 70-80 chilometri dal posto di lavoro. Le ostetriche e le puericultrici hanno una professionalità spendibile solo in quel reparto, non sono riconvertibili in altri».

Visto che il percorso non è ancora «definito formalmente – sottolinea la sindacalista – chiedo che sia presa in considerazione la possibilità della collaborazione gestionale tra ospedale e clinica, mantenendo le due ostetricie. Credo che possa convenire a entrambe, perché la clinica ha più parti dell’ospedale, ma non ha una rianimazione, una terapia intensiva e una pediatria 24 ore su 24 e per i casi più complessi può appoggiarsi all’ospedale di Vigevano che poi è davvero vicino ed è raggiungibile in pochi minuti in ambulanza da corso Pavia; l’ospedale, invece, non ha raggiunto i 500 parti nel 2015 e, se i parti sono così in calo, qualcuno dovrà capirne e spiegarne le ragioni».

Chiudere uno dei due punti nascita, sottolinea Sturini, potrebbe far calare complessivamente il numero dei parti a Vigevano «perché – afferma la sindacalista – nella realtà quotidiana, una donna in gravidanza segue il ginecologo e l’ostetrica con cui ha un rapporto di fiducia e non tanto o solo la struttura. E il rapporto di fiducia non si sancisce per decreto».

http://m.laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2016/10/24/news/ostetricia-puo-restare-anche-in-clinica-1.14305507

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