Tagli al San Francesco. L’assessore Paolucci tranquillizza i lavoratori. Ma lo stato d’animo di 100 persone non è comunque dei migliori. Questa la lettera di un lavoratore che il cronista riporta senza alcun commento.
“L’incontro a cui ho assistito ieri presso l’aula del Consiglio Comunale di Vasto, tra l’Assessore alla sanità dott. Silvio Paolucci, il Dirigente ASL dott. Francesco Bellisario il Direttore Sanitario dott. Vincenzo Orsati, il Direttore del Dipartimento Salute e Welfare della regione Abruzzo dott.Angelo Muraglia con i sindacati FPCGIL – FP UIL e CISL FP, e l’amministrazione della Fondazione Padre Alberto Mileno di Vasto, è stata solo una guerra di cifre, tabelle e numeri che l’assessore alla Sanità dott. Silvio Paolucci e i Tecnici, hanno presentato con minuzia ai sindacati, all’amministrazione della Fondazione, al Sindaco e ai suoi tanti consiglieri di maggioranza presenti in aula .
Le cifre snocciolate dall’assessore e dai tecnici dell’ASL, pur se validi scientificamente, sono dati che sono stati elaborati nel chiuso degli uffici e non raccontano i bisogni, le speranze, le paure e le ansie degli utenti/pazienti, con le loro famiglie e dei lavoratori della Fondazione che rischiano dal 1 novembre la cassa integrazione in deroga.
Come lavoratore avrei voluto porre alcune domande all’assessore e ai tecnici e dire loro che dal dibattitto non sono emerse certe questioni. Spero che attraverso il suo giornale possa porre alcune domande e riceverne le risposte.
La prima domanda : Egregio Signor Assessore e Signori tecnici e Direttori, spiegate agli utenti/pazienti diversamente abili con problemi cognitivi, etc., alle famiglie e ai lavoratori, i motivi veri del perché il 1 novembre c’è il rischio concreto che possono perdere il diritto di usufruire dei centri della Fondazione Padre Alberto Mileno, e questo vale anche per gli altri utenti/pazienti in regime di ricovero, o nei servizi ambulatoriali.
La seconda domanda: Sapete qual è il rischio per gli utenti/pazienti e i ragazzi diversamente abili se chiudiamo i centri della Fondazione? Per loro, se il 1 novembre chiudono il centro Azzurra, Lebba, Lanciano, Vasto, Gissi, etc., il rischio è che questi ragazzi possano perdere “il tempo strutturato, l’organizzazione della giornata, il progetto riabilitativo”, rischiano di smarrire “la stabilità emotiva”. Tutto questo accade perché vi è stato un errore nella trasmissione dei flussi dei dati alla da parte dell’ ASL alla Regione.
La terza domanda: Sapete cosa potrebbe accadere la mattina del 1 novembre quando gli utenti e i ragazzi diversamente abili dovranno andare via?
NO! NON lo potete immaginare! Signori TECNICI, DIRETTORI E POLITICI!!!
NON si tratta solo di un po’ d’ansia e due lacrimucce che poco dopo i ragazzi arrivati a casa passerà!!!!.
La mattina del 1 novembre sarà una giornata triste, una giornata catastrofica, sarà come uno tsunami, quella mattina nell’aria si respirerà solo dolore e si udiranno pianti e grida.
Ecco cosa provocherà, a mio avviso, il taglio effettuato alla Fondazione Padre Alberto Mileno di Vasto, non solo colpirà l’umanità, la sensibilità di quei ragazzi diversamente abili e tanti utenti, ma anche tanti lavoratori che rischiano la cassa integrazione in deroga (ricordo che l’amministrazione ad una precisa domanda, posta da alcuni giornalisti presenti, ha risposto che rimane in piede la procedura della cassa integrazione in deroga).
La verità è una sola: questi tagli rischiano di sfaldare i legami costruiti negli anni con tanto lavoro, impegno, dedizione e professionalità, e se non si trova una soluzione lunedì 24 ottobre rischiamo seriamente la chiusura dei centri .
Dal 1 novembre queste persone diversamente abili e tanti utenti rimarranno soli con i loro problemi e le loro famiglie.
Il mio augurio è che il 1 novembre, presso i centri del SAN FRANCESCO di Vasto l’attività continui regolarmente. Che la mattina del 1 novembre i pulmini arrivino puntuali a prendere i ragazzi per portarli ai centri dove ad attenderli ci sono gli operatori e, con loro, continuare a svolgere le loro attività di laboratorio. Dopo ciò i ragazzi possano andare tutti insieme al refettorio dove hanno il loro posto – “ogni ragazzo sa qual è il loro posto ed è fondamentale” – e poi quando arriva l’orario si preparano a prendere il pulmino che li riporta a casa . Sono passate sei ore e, oltretutto, le famiglie hanno tirato il fiato.
Per concludere voglio citare le parole del Santo Papa, che dal ritorno dalle Filippine aveva detto che tagliare servizi ai malati, ai disabili, è un errore. Una persona diversamente abile a casa guarda la televisione, nessuno lo chiama la sera ad uscire, e regredisce. Una china salita millimetro per millimetro – in decenni presso i centri della Fondazione- viene scesa in pochissimo tempo.
Sì, perché i diversamente abili non sono solo giovani. Ci sono anche gli adulti quelli che come abbiamo sentito dalle dichiarazioni in aula, dall’amministrazione della Fondazione, qualche UVM classifica come fuori setting.
Che senza il loro percorso possono farsi anche fisicamente del male. E un diversamente abile con ritardo che molto spesso ha un genitore anziano che ha portato tutta la vita la croce accanto al figlio, e ora si vede perdere questo servizio dal sistema sanitario nazionale, gli crolla tutto a dosso. E oltretutto lui è vecchio e anziano. E vede arrivare la morte con doppio strazio.
Dire e a un genitore di ottant’anni che il proprio figlio deve rimanere a casa perché i centri della Fondazione di Vasto, ecc., chiudono è un problema.
Con tutto quello che con tanto sforzo è stato acquisito in autonomia, dignità personale, capacità cognitive, crescita affettiva e relazionale, tutto, tutto, verrà spento davanti ad una televisione accesa tutto il giorno perché, erroneamente, sono stati trasmessi dall’ASL alla Regione flussi di dati errati che hanno portato al taglio del Budget della Fondazione.
Un lavoratore della Fondazione Padre Alberto Mileno che preferisce che il suo nome non venga pubblicato”.
su http://noixvoi24.it/it-it/notizie/580c64a6d199708410009d68/vicenda-san-francesco-lettera-inviata-da-un-lavoratore-alla-regione-e-alla-asl