Hanno scioperato lavorando di più. Ma non solo: hanno offerto visite mediche gratuite. I protagonisti sono infermieri, tecnici e medici di una clinica privata sotto sfratto. In poche parole, hanno trasformato, per alcuni giorni, il loro dramma lavorativo in una mano tesa a chi ha più bisogno. È accaduto alla clinica privata «La Quiete» di Varese, la più antica struttura medica non statale della città, nata nel 1919, dove i 58 lavoratori da mesi ricevono lo stipendio a singhiozzo. Il 20 gennaio se l’ufficiale giudiziario darà lo sfratto all’azienda che offre i servizi sanitari, finiranno in mezzo a una strada.
Con la loro singolare protesta, i lavoratori hanno offerto visite gratuite alla gente, per una settimana, scegliendo di non guadagnare una lira per poter comunicare direttamente ai cittadini una cosa semplice: che la loro struttura ha tanti professionisti, e che tutti sanno fare il loro mestiere.
Il bilancio dell’iniziativa è stato davvero concreto. Circa 100 visite gratis e i centralini presi d’assalto. Infermieri, tecnici e medici supportati dalla Cgil, hanno effettuato dal 9 al 15 di gennaio, 14 visite pediatriche, 16 moc osteoporosi,10 tecar antalgiche, 45 screening filo e audiometrici, 14 visite di prevenzione. Sono appuntamenti a volte costosi. Non a caso, quando il 3 gennaio i lavoratori in lotta hanno comunicato l’iniziativa, in poche ore le liste sono state riempite. «Le visite sono state effettuate fuori dall’orario di servizio — spiega la sindacalista Cinzia Bianchi della Cgil — i dipendenti si sono messi a disposizione ed è venuto anche qualche libero professionista. Ad esempio la spirometria è stata compiuta grazie a un broncopneumologo volontario. La clinica lavora e ha clienti, ma è in grave crisi a causa di una disputa sulla proprietà dell’immobile. Stiamo cercando di prendere tempo per arrivare alla prossima asta giudiziaria di marzo, capire se qualcuno vorrà acquistare le mura e garantire la continuità del servizio».
L’idea delle visite gratuite è stata certamente una protesta singolare e con il cuore in mano, ma i 58 dipendenti oggi guadagnano solamente se la struttura continua a lavorare. La Regione ha garantito l’accreditamento, ma occorre di più. Si sta pensando a una replica delle visite solidali, magari a prezzi calmierati, facendole pagare solo il 50% per permettere di incamerare qualche risorsa. A favore dei lavoratori si sono già pronunciati i sindaci della zona, le forze politiche e anche il Comune di Varese, che ha concesso la sala consiliare per una serata sull’osteoporosi che doveva svolgersi in clinica.