Sono la spina dorsale del Servizio sanitario nazionale, nati nel 2001 in occasione della riforma del Titolo V della Costituzione che diede il “la” alla regionalizzazione della salute. Obiettivo: garantire a tutti i cittadini parità d’accesso alla salute, da nord a sud d’Italia. Quindici anni dopo e in concomitanza con la nuova modifica costituzionale che potrebbe, se approvata, porre fine alla legislazione concorrente sulla salute, si punta al rilancio. Stiamo parlando dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè dei servizi e delle prestazioni che il nostro Ssn è tenuto a offrire in via gratuita o dietro pagamento di un ticket e che dal prossimo anno subiranno un significativo restyling. Tra le novità principali, in soffitta le prestazioni vetuste, delisting per le cure che oggi si possono ricevere in ambulatorio senza passare per ricovero o day hospital, riclassificazione di gruppi di patologie e inserimento di nuove malattie sotto l’ombrello Lea.
Mentre il medico, quando prescrive, dovrà riportare sulla ricetta la diagnosi o il sospetto diagnostico; e attenersi, per prestazioni ad alto costo o a rischio di inappropriatezza, a condizioni di erogabilità e indicazioni prescrittive. E i nuovi Lea inaugurano la formula “reflex”: di due accertamenti, il secondo viene eseguito solo se l’esito del primo lo richiede.
La funzione dei Lea
Dal medico di base al pronto soccorso, dalle analisi del sangue alle visite specialistiche, la nostra “vita sanitaria” si svolge in buona parte nel solco dei Lea, diretta derivazione dell’articolo 32 della Costituzione, che ha contribuito a fare del Servizio sanitario italiano uno dei migliori al mondo. Eppure, è la nostra esperienza quotidiana di pazienti a farci toccare con mano le inefficienze del sistema. Complice una crisi economica che non dà tregua, complici, anche, i danni di un federalismo sanitario mal interpretato, i Lea non per tutti sono a portata di mano. Anzi. Lo dicono i dati sulla spesa “out of pocket” dei cittadini: oltre 34 miliardi secondo il Censis. Soldi sonanti usciti dalle tasche di quanti, non trovando risposte nel Ssn, si fanno carico delle cure. Chi può, beninteso. Troppe disparità regionali, liste d’attesa infinite, ospedali poco sicuri. Ed è questa l’impasse che si punta a risolvere con i nuovi Lea.
L’iter
Messi a punto dalla ministra Beatrice Lorenzin a inizio 2015 in attuazione del Patto per la salute, sono poi andati in stand-by per le perplessità del ministero dell’Economia sulle coperture. Approvato con una serie di emendamenti dalla Conferenza Stato-Regioni il 7 settembre scorso, ora lo schema di Dpcm che aggiorna i Lea tutt’ora vigenti è all’esame del Parlamento. Che dovrà esprimersi entro il 5 dicembre. Dopo il vaglio, atteso a fine mese, delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio. La copertura finanziaria è la prima preoccupazione. Formalmente, i nuovi Lea vedranno la luce, con due anni di ritardo sulla tabella di marcia, nel 2017, quando il Dpcm avrà completato l’iter di approvazione. Poi si tratterà di applicarli, con le risorse disponibili: la legge di Stabilità 2016 ha “blindato” su questo obiettivo 800 milioni del Fondo sanitario nazionale. Ma i governatori non ritengono sostenibile affrontare la rivoluzione Lea solo con quelle risorse. Negli anni una manciata di regioni si è “portata avanti”, ampliando o innovando il menù delle prestazioni essenziali. Ma ci sono realtà dove l’accesso ai Lea è una corsa a ostacoli.
L’impatto sui ticket
Il restyling del perimetro Lea, non si preannuncia però indolore: il contraltare del risparmio di 50 milioni di euro sui ricoveri, sarà l’extra carico di ticket d’ambulatorio – 18,1 milioni – sulle spalle dei cittadini. Per il “tunnel carpale” così come la cataratta “semplice”, per esempio, si pagherà il ticket. Non solo. C’è allerta sul nuovo Nomenclatore protesi, fermo al 1999. L’aggiornamento sorvola sulla personalizzazione dei presidi, anche se resta la ripartizione tra dispositivi “su misura” e dispositivi “di serie”. E non è chiaro chi pagherà i presidi più innovativi. La riabilitazione oncologica è un rebus. Il cahier de doleances è lungo. I rischi ci sono. I governatori chiedono di rinviare l’immissione nei Lea, per esempio, di prestazioni ad alto costo come l’adroterapia, cura d’avanguardia destinata ai tumori radio-resistenti. La richiesta è: avanti piano. Intanto, bisogna partire.
SU http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-11-20/sanita-novita-arrivo-ticket-ricoveri-e-cure–190424.shtml?uuid=ADCw8MwB, giornalista Barbara Gobbi