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1997-2017, Italia: Vent’anni esatti per ridurre i comparti di contrattazione sindacale.

La risposta sull’impraticabilità del tecnicismo, è tutta in questo lasso di tempo immemore.

E’ chiaro per quasi tutti che il Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 art. 54 comma 2, non lascia alcuna possibilità di esito dell’ottenimento dell’area contrattuale autonoma per la professione infermieristica.

Nelle fasi immediatamente precedenti, in corso d’opera e successive alla discussione delle aree contrattuali che erano da ridursi a massimo quattro comparti, non si è mossa foglia, non sono state presentate pur strumentali interrogazioni parlamentari, non si è fatto dibattito autorevole e centrale se non marginale e autoreferenziale, si è passivamente lasciato sviluppare il corso legislativo come si era deciso dovesse giungere e strutturarsi.

Nessuna manifestazione sindacale di massa.

Nessun piazzale ministeriale assediato.

Nessuna conferenza stampa, congiunta, convocata.

Nessuna televisione a riprendere nemmeno il nulla che transitava.

Ancora oggi, il richiamo ad una stagione di rivendicazioni già sperimentata e definitivamente chiusa e non sostenuta, peraltro, da alcuni degli stessi che continuano a venderla strumentalmente come una novità quando novità non è, non è funzionale nemmeno agli interessi di chi la propone.

Rischia di restare fumo negli occhi, specchietto per le allodole.

Tutto legittimo nelle intenzioni, beninteso, ma irrealizzabile nella sostanza.

Scimmiottare l’area contrattuale medica che area contrattuale medica non è più…

Parola d’ordine: differenziarsi.

Domanda: differenziarsi da chi?

Risposta:

a) da tutti coloro che prospettano uno scenario lontano millantando credito, per ottenere per mezzo della promessa una qualche utilità virtuale

b)  da chi contribuisce a deteriorare il quadro di quell’agire sindacale che carpisce una qualche utilità  illusoria sin da quando viene “commercializzata” a fronte del quadro normativo materializzato con la ri-conferma dell’area di contrattazione “comparto sanità”

c) quanto meno a livello di responsabilità morale, da chi, pur non commettendo illeciti, indirettamente circonvenziona molti della prima e dell’ultima ora.

Per una qualche possibilità di successo ideologico prima che politico, l’area di contrattazione autonoma doveva, e deve tuttora, potersi realizzare con il consenso di tutte le confederazioni sindacali e delle parti.

Venendo meno questo elemento essenziale, è caduta ogni velleità di smarcamento, non essendosi manifestato nella realtà il peso numerico e politico virtuale per incidere in tal senso.

Per dovere di cronaca, quando i medici uscirono dal contratto allora ospedaliero, fu possibile perché oltre alle organizzazioni sindacali di riferimento, al potere funzionale, al riconosciuto ruolo sociale, in Parlamento sedevano tanti parlamentari medici.

Per l’infermieristica, il mondo all’inverso: sconfortata per sua stessa mano, colpita dal fuoco “amico”, per anni assente dagli scranni di Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, con un ruolo sociale ed un riconoscimento economico relegato in posizione di secondo piano con oneri diffusi, che scambia la controparte verso la quale impostare una vertenza, impegnata più al raggiungimento del primato di uno sull’altro che l’ottenimento di una strategia complessiva e collettiva a beneficio della professione prima di ogni altra cosa.

L’unica parlamentare infermiera in grado di condurre una qualche autorevole istanza nei modi, nei tempi e nei contenuti che l’istituzione di riferimento suggerisce e che la comunità professionale palesa, è stata sotto uno stillicidio continuo di anatemi contro la persona e quindi la professione che rappresenta, prima ancora del ruolo di Senatrice.

L’esercizio antropologico di leggere tutti i commenti che individuano Annalisa Silvestro come depositaria delle nefandezze contrattuali, economiche, organizzative, di sistema nel rinnovo del ccnl comparto sanità, è l’elemento che risulta indicativo per valutare fatti e situazioni: non siamo in grado che di deviare dal percorso tracciato, ragionando su ben altro e dove al confronto è anteposto il dileggio.

Apostrofata ad ogni piè sospinto, questo bisogna dirlo, per interessi di bottega che nulla hanno a che vedere con il panorama che oggi taluni intendono rappresentare.

Ma è una conferma, è la controprova, è la dimostrazione, è la testimonianza che un altro modo di fare politica e sindacato è però ancora possibile, perché al dileggio da passatempo ed eterodiretto, registriamo attestati di stima personale e professionale da intima convinzione.

E da qui occorre ripartire, e forse è arrivato il momento di ragionare in termini meno fumosi di un’area di contrattazione sindacale alternativa ai 4 comparti residui.

Il mezzo per raggiungere l’obiettivo?

È questione di metodo, e stiamo mettendo in campo questioni diametralmente opposte, nonché irripetibili per storia e “generazione sindacale”.

Che ci sia da mantenere i riflettori accesi è un dato di fatto inconfutabile.

Nel frattempo il via libera al rinnovo contrattuale si avvicina, comprese le briciole sia dell’aumento economico che dell’opportunità concessa addirittura a due organizzazioni di categoria per cambiare il corso delle vicende.

In questo senso, ci si poteva inserire come un cuneo culturale importante, ma appunto con una operazione intelligente e che lasciasse le dichiarazioni a verbale e il fumo negli occhi ai legittimi proprietari.

È una 4 per 100 ad ostacoli: se non intravedi a chi cedere il testimone per la volata finale, o sei troppo lento o troppo veloce… è certificato che le condizioni economiche delle Professioni Infermieristiche e Sanitarie non si modificano seduti ad attendere l’area contrattuale autonoma che non verrà… ed infatti siamo fermi al punto di partenza.

L’operazione di recupero dell’orgoglio professionale è sempre utile necessaria e possibile, ma la parola d’ordine è sbagliata.

E’ l’ennesima volta che si grida al lupo al lupo… e come andrà a finire è notorio.

Chiedere visibilità e condivisione quando non è realmente necessario, porterà la conseguenza che, al momento del vero bisogno, non si verrà creduti.

La questione infermieristica ha uno strumento formidabile per essere affrontata: il contratto collettivo nazionale di lavoro parte economica e parte normativa.

Leggendo le piattaforme presentate dalle organizzazioni sindacali, infatti, la soluzione è ben evidente che non sia un’area contrattuale amorfa e tutta in ipotesi a fronte di una preintesa formale e sostanziale e dell’imminente testo definitivo del CCNL, dove è certificata l’incapacità di incidere delle organizzazioni sindacali anche categoriali e la mancanza di traino della professione centrale nel comparto sanità come lo è la professione principale del comparto della dirigenza. Rispetto a questa evidenza, la contromossa e l’agitare le acque con la prospettiva di un’area contrattuale autonoma esattamente come un’oasi nel deserto…

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