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Abbiamo seriamente l’intenzione di ficcare il naso, come lo ficca, di solito Casertace, nelle cose della sanità di Maddaloni. Dunque, ospedale zonale che dipende, come ben sappiamo, direttamente dall’Asl, che lo amministra attraverso un direttore, oggi facente funzioni, Ferrara, sotto ordinato rispetto al direttore di Marcianise con il quale Maddaloni si è fuso, ma anche distretto. Oggi cominciamo ad affrontare qualche tema, ovviamente legato alla qualità dell’assistenza sanitari, perchè a noi interessa questo non certo le beghe di potere, erogata nell’ospedale maddalonese.

Come spesso facciamo partiamo da un esempio pratico: mettiamo che un cittadino di Maddaloni o di un centro vicino avverta un serio malore che rende necessario un intervento chirurgico d’urgenza, che so’, un’appendice, un addome acuto. Cose che vanno affrontate seriamente dato che dietro a un’appendice ci può essere anche una peritonite. Il malcapitato viene portato a Maddaloni, passa per il pronto soccorso e viene avviato alla sala operatoria dove, in un posto civile, tutto dovrebbe essere pronto. E quando diciamo pronto, significa il chirurgo già concentrato, l’anestesista ugualmente concentrato e minimo due infermieri, di cui uno si occupa di preparare la sala operatoria e anche il paziente e il secondo assiste i medici. Fino a qualche tempo fa il primo infermiere era effettivo e dunque in grado di operare al minuto, il secondo infermiere veniva contattato dal primo in reperibilità integrativa e arrivava pochi minuti dopo trovando ovviamente la sala operatoria pronta. 12 gennaio 2017, che a dirla così è una data che ti porta a pensare a un mondo moderno, ad altissime tecnologie, a un progresso ormai arrivato a una scienza che 30 anni fa veniva considerata fantascienza. Altro che fantascienza: il paziente con l’appendicite complicata in peritonite arriva in sala operatoria e non trova nè il primo e di conseguenza neppure il secondo infermiere. Questo perchè il primo è stato chiamato a sopperire la carenza di personale in un’altra unità operativa, per intenderci un reparto, il secondo magari viene contattato ma il paziente deve farsi il segno della croce e sperare che arrivi rapidissimamente perchè se per caso è in bagno con un attacco di dissenteria quindi perde qualche minuto, la sala operatoria continuerà a non essere gestita nella maniera prevista dalla legge, a meno che il chirurgo e l’anestesista non si mettano a fare gli infermieri.

Siccome nel reparto l’infermiere non ci è andato in maniera allegra, ma in forza di una disposizione di servizio attraverso cui va a sostituire un’unità mancante, non si può uscire da una di queste due ipotesi: o l’infermiere corre in sala operatoria e lascia sguarnito il reparto a rischio e pericolo di chi nello stesso è ricoverato oppure resta in reparto e il paziente da operare sta a pancia all’aria a pregare il Padreterno affinchè non se lo porti. Questi politici di Caserta pensano a chi deve fare il direttore generale, a occupare ogni posto che conta in modo da garantirsi i servigi di quelli che restano moltiplicatori di consensi elettorali, il primario si fa i cazzi suoi perchè il suo obiettivo è di non creare grane e di conservare la sua poltrona, e i malati crepano senza problemi perchè tutto sommato un povero Cristo che parte da casa con un malore e il giorno dopo è già pronto per essere sotterrato, in 24 ore se lo sono già dimenticati tutti, il politico e il direttore generale dell’asl De Biasio non hanno nemmeno il problema di riflettere su una notizia che nessuno gli darà mai.

http://www.casertace.net/altri-comuni2/maddaloni/maddaloni-malasanita-infermieri-sballottolati-nei-reparti-sale-operatorie-sguarnite-e-i-pazienti-rischiano-la-pelle-20170110.html

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