ALGHERO. «Chi ha deciso di ridimensionare le attività del Centro di salute mentale di Alghero? Chi risponde delle conseguenze di questa decisione?». Lo chiedono i segretari territoriali di Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fp, Salvatore Mario Terrosu, Antonio Monni e Dario Cuccuru. I tre esponenti sindacali intervengono sulle difficoltà del centro, che serve un territorio particolarmente ampio, che include anche Bonorva e Thiesi, e ha un’utenza di circa 80mila persone. Questa vicenda è paradigmatica «del modo di operare di chi ha la responsabilità di traghettare le nostre aziende nel nuovo Sistema sanitario regionale», e rischia di «portare la gestione del patrimonio sanitario pubblico al caos totale».
Nonostante le proteste, gli allarmi e le preoccupazioni, «nessuno si è mai assunto la responsabilità o ha fornito una risposta ai pazienti, alle loro associazioni e ai responsabili dei reparti ospedalieri – denunciano i tre sindacalisti – che più volte hanno denunciato e documentato l’assenza delle condizioni minime per garantire una qualità delle prestazioni degna di un Paese civile». Le tre sigle sindacali fanno una breve cronistoria. «Lo scorso marzo la direzione aziendale dell’Asl decide di istituire il secondo Centro di salute mentale a Sassari – ricordano – ma non individua preventivamente o contestualmente tutte le dotazioni tecniche e le risorse umane e materiai occorrenti, che sono definite da precisi standard imposti dalle norme vigenti».
In questo caso, invece, «prima si fa partire la nuova struttura aziendale e poi si va a individuare quali e quanti operatori assegnare, quali e quanti locali ospiteranno gli ambulatori e come la nuova struttura si dovrà relazionare con il territorio di riferimento e gli altri servizi aziendali». Ebbene, dal Centro di salute mentale di Alghero «vengono spostati due medici, non c’è più l’assistente sociale e viene trasferita l’unica educatrice rimasta», è la denuncia di Terrosu, Monni e Cuccuru, secondo i quali «per attivare una nuova struttura a Sassari si spostano operatori da Alghero, impoverendo e riducendo i servizi in tutto il distretto». Un caso, insistono gli autori della protesta, «esemplificativo dell’assenza totale di programmazione e della mancanza di ascolto per le proposte formulate da istituzioni, associazioni di utenti e sindacati». (g.m.s.)
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