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L’accordo firmato ieri parla a 1,5 milioni di lavoratori pubblici, che dopo 7 anni di blocco dei salari, un blocco avviato dal governo Berlusconi e confermato da tutti i successivi, incasseranno aumenti «in linea a quelli riconosciuti mediamente ai lavoratori privati e comunque non inferiori a 85 euro mensili medi», questa la formula di compromesso trovata tra gli aumenti medi di 85 euro indicati dal governo e «aumenti non inferiori a 85 euro mensili», che era la roccaforte del sindacato. Altro punto chiave dell’intesa, 4 le pagine di articolato, la riscrittura della legge Brunetta, dalla valutazione dei dipendenti alla riorganizzazione degli uffici e dei servizi vengono ripristinate maggiori competenze a favore della contrattazione e dunque dei sindacati.

«Le parti convengono sulla necessità di utilizzare in modo coordinato e condiviso tutti gli strumenti necessari per segnare una discontinuità con il passato», si legge nella premessa.

La trattativa ha vissuto momenti di tensione con la Cgil che ha contestato anche la parola «accordo» nel frontespizio dell’articolato. Troppo impegnativa, andava eliminata.

Un vertice durato ore, presente il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, il sottosegretario, Angelo Rughetti, e Cgil, Cisl e Uil, con le delegazioni capitanate dai segretari generali, rispettivamente, Susanna Camusso, Anna Maria Furlan, Carmelo Barbagallo. La Cgil era arrivata al tavolo dichiarando che non era essenziale firmare prima del 4 dicembre. In serata, alla settima bozza di articolato, la firma in calce all’accordo è di tutti e tre i sindacati, «abbiamo fatto un buon lavoro«, è il commento della Camusso. «Dopo sette anni è la volta buona per i dipendenti pubblici», il commento di Renzi. Il rinnovo dei contratti per il triennio 2016-2018 costerà circa 5 miliardi di euro, ha dichiarato la Madia, per cui sarà necessario rimpinguare la legge di bilancio, «ci sarà particolare attenzione ai redditi bassi». Sarà trovata una soluzione anche per evitare che chi guadagna meno di 1500 euro al mese con l’aumento possa perdere il beneficio del bonus di 80 euro.

 

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