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Monferino: “La ricetta per guarire la sanità piemontese? Dimezzare il numero degli amministrativi”

L’ex assessore e l’indagine che svela l’ultimo flop in Piemonte: “Per aumentare le prestazioni bisogna ridurre i costi per i servizi. Tra l’altro un ufficio acquisti unico ha più potere dei venti attuali”

IL MALE oscuro della sanità piemontese continua a chiamarsi amministrazione. “E’ negli uffici che ancora oggi si annidano le maggiori inefficenze”. Ex direttore generale della sanità piemontese ed ex assessore nella giunta Cota, Paolo Monferino ha lasciato la politica da tempo. Commenta così i risultati dell’indagine sulle prestazioni sanitarie raccontata ieri da Repubblica.

Indagine che rivela come nel periodo 2010-2015 siano crollate del 20 per cento le prestazioni mentre sono salite le liste di attesa. Il contrario di quel che si erano ripromessi in questi anni i governi regionali in piazza Castello. “I soldi per garantire le prestazioni – sintetizza Monferino – si potrebbero trovare se si dimezzassero i dipendenti amministrativi che spesso svolgono lo stesso identico lavoro dei loro colleghi dell’asl di fianco “.

Amministratore delegato di Iveco, Monferino era stato chiamato da Roberto Cota a riorganizzare la sanità piemontese utilizzando criteri manageriali: “Ma ho dovuto lasciare. Chi è venuto dopo ha smontato quel che ero riuscito a fare”.

Ingegnere Monferino, visti i numeri del flop?
“Non conosco i criteri della ricerca. Non so come si sia arrivati a calcolare il calo delle prestazioni ”

La stupisce?
“No”.

Lei è stato direttore della sanità e assessore. Chi ha sbagliato?
“Non lo so. So però che in questi anni non si è aggredita la vera fonte di sprechi della sanità”.

Lei crede che ridurre le prestazioni possa essere una ricetta?
“Assolutamente no. La ricetta, semmai, è quella di ridurre le spese amministrative. Anzi questa penso che sia l’unica strada per salvare le prestazioni “.

Lei lo ha fatto?
“Ci ho provato senza successo “.

Chi glielo ha impedito?
“Politici, organizzazioni sindacali “.

Aveva in mente un piano lacrime e sangue..
“Non volevo licenziare nessuno. Sarebbe stato sufficiente bloccare il turn over. Non è una mia ricetta, è quel che hanno detto dopo di me i tanti che si sono cimentati nell’impresa di ridurre i costi della sanità piemontese. Sostanzialmente è ciò che ha detto di voler fare Fulvio Moirano. Adesso andrà in Sardegna ad applicare la stessa ricetta”.

Che cosa vuol dire ridurre i costi amministrativi?
“Ci sono 20 Asl che hanno un ufficio legale, un ufficio acquisti, una struttura per la contabilità. In tutto ci sono 20 mila persone che fanno lo stesso lavoro moltiplicato per venti volte”.

Ne basterebbero 1.000 che lo fanno per tutti?
“Non esageriamo. Diecimila sarebbero più che sufficenti”.

Un dimezzamento..
“Un dimezzamento. Nel gruppo Fca lo abbiamo fatto molti anni fa. Recuperando efficenza e riducendo i costi. Un ufficio acquisti che lavora per tutti ha un potere contrattuale superiore”.Ma la cosa pubblica non è un’azienda privata. Se l’efficenza dice che un punto nascite di montagna è un costo esagerato la politica suggerisce al contrario di lasciarlo aperto, non le pare?
“Questo è l’errore. I punti nascite come le strutture di pronto soccorso vanno aperti o chiusi non per risparmiare ma per garantire la sicurezza. Nessun medico voleva andare a Domodossola a far nascere pochi bambini all’anno. Una struttura che fa pochi interventi è molto poco sicura per i pazienti. Per questo abbiamo chiuso il pronto soccorso di Avigliana: 7.000 passaggi all’anno con 5.500 codici bianchi. Per i 200 codici rossi era molto più sicuro fare sette chilometri in più e andare a Rivoli”.

In sostanza si sono ridotte le prestazioni pur di non tagliare i costi amministrativi?
“Non ho elementi per dirlo. Ma è sicuro che il giorno in cui si dimezzeranno gli amministrativi ci saranno molte più risorse per le prestazioni. Il fatto che finora non ci sia stato il taglio negli uffici dà la possibilità di farlo nei prossimi anni. E’ come se ci fosse ancora un tesoretto a disposizione “.

Sono trascorsi più di tre anni dalla sua uscita di scena. Tornerà un giorno a occuparsi di politica?
“Non ci penso proprio. Ho già dato e mi è bastato”.

Non pensa che siano due mestieri diversi quello del manager e quello del politico?
“La sanità è composta di due settori: quello amministrativo organizzativo e quello sanitario in senso stretto. Come manager ho provato a proporre soluzioni organizzative. Per l’aspetto sanitario in senso stretto io mi fidavo dei consigli degli ottimi medici che ci sono Piemonte. Ma ora sono tornato a fare il manager e non ho alcun rimpianto”.

SU http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/10/24/news/monferino_la_ricetta_per_guarire_la_sanita_piemontese_dimezzare_il_numero_degli_amministrativi_-150480516/

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