Sanità regionale, profondo rosso per le aziende ospedaliere e universitarie
Presentati i bilanci, in deficit i 6 maggiori ospedali. Solo il Policlinico di Tor Vergata ha recuperato 10 milioni , S. Camillo e Umberto I hanno peggiorato i conti. Se il segno meno resta una costante, a rischio l’uscita della sanità laziale dal commissariamento.
Tutte in rosso le aziende ospedaliere e universitarie del Lazio che nel 2017-2019, in base alla legge finanziaria dello scorso anno, dovranno presentare il piano di rientro dal deficit. Disavanzo per San Camillo/Forlanini, S. Giovanni, Policlinico Umberto I, Ifo (Regina Elena-San Gallicano), Sant’Andrea e Policlinico Tor Vergata per un totale di 520,7 milioni.
La trasformazione
Nel complesso, più del 2014 (509,3). Peggiorate le perdite di San Camillo (-161,8) e Umberto I (-92,5) mentre migliorano leggermente i conti di San Giovanni, Ifo e Sant’Andrea sebbene siano sotto rispettivamente di 98,9, 50,8, 52,2 e 62,6 milioni. L’unico colpo sostanziale al deficit lo ha inferto Tor Vergata che ha accelerato il recupero anche in vista della trasformazione in Istituto scientifico a carattere di ricovero e cura , richiesta nel 2012. Il riconoscimento può essere autorizzato dal ministero della Salute agli enti che, tra gli altri requisiti, si presentano in pareggio. Nonostante il termine ultimo per pubblicare i bilanci scada l’8 dicembre, il quadro è già definito. I sei ospedali sono stati individuati da una delibera della Regione come quelli per i quali verranno applicate nel prossimo triennio le nuove norme sui piani di rientro delle singole strutture.
Costi e ricavi
Tra i requisiti previsti dalla legge, lo scostamento del 10% tra costi e ricavi o il mancato rispetto dei parametri di qualità e volumi di prestazioni rilevati dal Programma nazionale esiti. Si tratta della valutazione delle performance dei nosocomi aggiornata ogni anno dal ministero della Salute.Vengono tenuti sotto osservazione i risultati di alcuni interventi, ad esempio parto cesareo, rottura del femore e by pass coronarico. Se il segno meno dovesse restare una costante, sarebbe a rischio l’uscita della sanità laziale dal commissariamento. Il governatore Zingaretti ritiene però che l’uscita dal tunnel sia un obiettivo vicino.Non basta. C’è l’incognita della nuova legge di bilancio che dovrebbe contenere norme ancora più stringenti per le aziende in rosso. Se la percentuale del 10% tra costi e ricavi venisse abbassata, o addirittura dimezzata come si vocifera, l’elenco degli enti legati al piano di rientro si allungherebbe.
Doppi esami
Ma ci sono i margini per tagliare i costi senza incidere sull’efficienza e la qualità dei servizi? Evidentemente sì, se alcuni amministratori hanno saputo risparmiare. Tra le misure antisprechi, l’intervento sui tempi di degenza, il monitoraggio degli esami diagnostici e sulla loro appropriatezza che consiste anche nell’evitare la duplicazione di accertamenti già svolti. Per non contare il capitolo acquisti. Se ordinata attraverso Consip, la società per azioni del ministero dell’Economia, una nuova Tac di ultima generazione costa meno di un vecchio modello, compresa la manutenzione. E così è per diversi dispositivi medici. Oltre ai presidi ospedalieri delle Asl (come San Filippo Neri e Santo Spirito) non fa parte dell’elenco delle sei aziende sotto piano di rientro lo Spallanzani, per il quale è stata adoperata una diversa metodologia di valutazione in virtù delle sue funzioni nelle emergenze infettive. Il deficit dell’Istituto è sceso da 27 a 19 milioni.La legge nazionale prevede che in caso di mancato pareggio di bilancio il direttore generale decada con effetto immediato. Accadrà?
su http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16_ottobre_26/dorsorm-02-documentoacorriere-web-roma-45392d26-9ad8-11e6-97ec-60bd8f16d4a5.shtml?refresh_ce-cp