“Liste di attesa non più sostenibili”, “spesa per la prevenzione bassissima”, “necessità di riqualificare la spesa di beni e servizi, combattendo gli sprechi”, “riequilibrare il numero dei posti letto”, “rifondare la medicina territoriale”, “assumere personale”. E’ duro il giudizio dei segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil nei confronti della sanità pugliese targata Michele Emiliano.
Con un comunicato firmato da Pino Gesmundo, Daniela Fumarola e Aldo Pugliese, vengono sottolineate tutte le inefficienze di un sistema che non funziona come dovrebbe, a cominciare da quel 14% dei pugliesi che rinunciano a curarsi perché la spesa è troppo elevata o perché la lista d’attesa è lunga. “E’ un dato molto preoccupante – denunciano i sindacalisti – che non può che spingere a una riflessione ma soprattutto a decisioni che vanno nel senso dell’estensione del diritto alle prestazioni sanitarie, in termini di qualità e quantità. L’esito dello studio dell’Università Tor Vergata sulle sanità delle Regioni e i risultati della Puglia purtroppo non ci sorprendono: i livelli delle performance bassi, la spesa farmaceutica alta, il basso livello degli investimenti e l’alta mobilità passiva sono al centro della vertenza che Cgil, Cisl e Uil portano avanti e saranno al centro anche di prossime iniziative”.
I tre segretari regionali individuano le falle: “Occorre riqualificare la spesa di beni e servizi – sostengono – combattendo gli sprechi e per fare questo può aiutare la centrale unica degli acquisti. E’ necessario riequilibrare su base territoriale il numero dei posti letto della rete ospedaliera, riorganizzare o meglio rifondare la medicina territoriale, riconvertendo gli ospedali chiusi in presidi territoriali di assistenza. Ovviamente per migliorare il livello delle prestazioni serve assumere personale, per far fronte ai 5mila posti vacanti”. Poi c’è il problema delle liste di attesa, cavallo di battaglia dei due governi Vendola ma, in realtà, mai risolto : “Resta – accusano i sindacalisti – il non più sostenibile dato delle liste d’attesa, che precedenti amministrazioni avevano annunciato come superato: bassissima la spesa per la prevenzione tanto che in alcune strutture pubbliche occorre attendere oltre due anni per una mammografia. Quando proprio l’attività di prevenzione di alcune patologie è il miglior strumento per garantire la salute dei cittadini e assieme abbattere la spesa sanitaria e farmaceutica”
Tutto questo mentre da un anno il governo Emiliano tenta di attuare un piano di riordino ospedaliero fermo alle intenzioni.
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