L’assessore ai sindacati: riorganizziamo il personale secondo le esigenze
La parola esatta, “mobilità”, non la pronuncia mai. Ma basta quella frase detta in aula a Palazzo Lascaris per far capire ciò che ha in mente l’assessore regionale alla sanità Antonio Saitta.
“A un certo punto dovremo stabilire una relazione tra numero degli addetti e produzione sanitaria» annuncia al termine dell’intervento. Si discute degli stipendi dei manager delle aziende sanitarie e ospedaliere, che la Giunta ha deciso di alzare – da 124 mila a 150 mila euro lordi all’anno – per evitare la fuga dei direttori verso Regioni più generose. «Legittima difesa dalla concorrenza delle altre Regioni» è la difesa di Saitta, che sottolinea come «avere manager capaci ci consente di proseguire sulla strada del risanamento che siamo riusciti a ottenere in questi anni”. E’ l’assist per ricapitolare quelle che lui definisce le “le perfomance positive della sanità piemontese nell’ultimo biennio, da cui ora possiamo ripartire con gli investimenti e le assunzioni”.
Quello delle assunzioni, e quello collegato della mobilità, sarà uno dei temi che assessore e presidente metteranno sul tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali – programmato per il 12 novembre – dopo la richiesta di Cgil Cisl e Uil di affrontare la situazione occupazionale del comparto sanitario definita nel documento dei sindacati «da codice rosso tra assunzioni ferme, turni massacranti, 3 mila dipendenti persi dal 2009 in avanti e contratti dei precari in scadenza. Oltre 200, tra amministrativi e non, solo alla Città della Salute, dove ieri si è svolta un’assemblea per chiedere all’azienda la proroga di un anno dei contratti.
Ora la Regione è pronta a mettere sul piatto i numeri sul turn over nell’ultimo biennio – «tutti i 2.600 lavoratori che sono andati in pensione dal 2014 sono stati sostituiti mantenendo l’organico dai 55.204 dipendenti ai 54.800 previsti entro dicembre» ricorda l’assessore – e la carica dei “nuovi 500”, da schierare per risolvere i problemi della turnazione, per ridurre le liste d’attesa e riorganizzare meglio i servizi nei quali c’è carenza di personale. “Se non vogliamo tornare a sforare come in passato e puntiamo a mantenere alta la qualità del servizio, si porrà il tema di spostare il personale all’interno di sanità regionale – spiega – ma senza fare alcuna rivoluzione, semplicemente riorganizzando il personale tra Asl omogenee a seconda delle esigenze”. Fissare insomma delle esigenze standard , per legare il volume dell’attività a una dotazione ottimale di medici, infermiere e operatori sanitari. Un’impostazione che, secondo Saitta, emergerà anche a livello nazionale con il “ministero che nelle prossime settimane porrà la questione di fissare un numero di addetti standard previsto per una prestazione specifica. E’ inevitabile.A quel punto dovremo fare una ricognizione,per capire se siamo idonei o se ci sono aggiustamenti da fare”.
Non sarà un’operazione facile se si pensa al putiferio che si scatenò, quando ad annunciare qualcosa di simile, anche se più radicale, fu l’ex assessore Paolo Monferino, che parlò di mobilità tra medici e infermieri per coprire le esigenze dei vari territorio. Fu guerra aperta con il personale sanitario. E alla fine non se ne fece nulla.
SU http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/10/26/news/asl_e_ospedali_saitta_sfata_un_tabu_medici_e_infermieri_serve_mobilita_-150598213/