Parere circa la proficuità di un ricorso giurisdizionale alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) di Straburgo per richiedere gli arretrati ed i danni subii dai lavoratori a seguito del blocco contrattuale disposto dal 2010 con varie disposizioni legislative in considerazione della sentenza n. 178/2015 della Corte Costituzionale.
“… in ragione di quanto sopra è del tutto evidente che la CEDU di Strasburgo chiamata a decidere per i ricorsi pendenti o per quelli futuri non potrà non seguire il medesimo iter argomentativo contenuto nei precedenti giurisprudenziali specifici e giungere al medesimo esito delle sentenze nn. 62235/12 – 57725/12 – 57665/12 – 57657/12: rebus sic stantibus – fatte salve le norme processuali di attivazione dell’azione pena l’improcedibilità – il ricorso alla CEDU dei lavoratori italiani contro l’Italia per violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo ad opera delle misure legislative tutte valutate dalla sentenza n. 178/2015 della Consulta, avrà ragionevolmente esito negativo e/o di rigetto…” (avv. Pasquale Lattari, Roma 22 Marzo 2016)
Si può sintetizzare come esclusa sin da allora la fondatezza di ogni pretesa risarcitoria e o indennitaria in capo ai lavoratori.