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Ospedali di Udine e Trieste: Roma chiede conto dei “buchi”

Il ministero sollecita un piano di rientro dalle perdite non consentite per legge. Riccardi interroga: pronto un emendamento finalizzato a non applicare la norma

UDINE. Azienda ospedaliero-universitaria di Udine, Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste, Burlo Garofolo e Cro di Aviano, erano finiti nel mirino del ministero della Salute per un presunto mancato rispetto di disposizioni previste nella legge 208 del 2015. In soldoni per queste quattro aziende la ministra Lorenzin ha chiesto alla Regione Fvg: dove sono i piani di rientro?

Per le Aziende ospedaliero-universitarie, il rientro dovrebbe essere di natura economica, stante i bilanci in rosso. Per Cro e Burlo i parametri sono leggermente diversi visto che la loro attività non è solo assistenziale considerato che si tratta di Irccs che svolgono anche ricerca e sperimentazione.

La vicenda emerge da una delibera che la giunta regionale ha approvato di recente in cui, rispetto ai rilievi ministeriali, «la Regione – spiega Riccardo Riccardi, capogruppo di Forza Italia – in sostanza dice che per i due Irccs ci sono le motivazioni a giustificazione degli scostamenti e che essendo Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, svolgono anche attività che si differenziano da quelle meramente assistenziali.

Mentre per le due Aziende ospedaliere, sostiene semplicemente che non esistono più. Mi chiedo – prosegue Riccardi che anticipa i rilievi che saranno contenuti in una apposita interrogazione diretta all’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca – qual è la ratio di una risposta di questo genere.

La Regione – incalza l’esponente di Fi – prepara un emendamento alla prossima legge di bilancio nazionale, destinato a modificare la legislazione citata in premessa, nel quale sostanzialmente si dice: questa cosa in Fvg non si applica. E’ questa l’intesa raggiunta con il Governo per evitare i piani di rientro? E come si fa a dire che le Aziende non esistono più! Certo che esistono, hanno solo cambiato denominazione.

E altra cosa vera, è che hanno chiuso dei bilanci in perdita. Ma il paradosso è che non si cerca di capire perchè, quali siano state le cause, in che modo si possa impedire che ciò si ripeta, ma semplicemente si risponde: le Aziende non esistono più. E questo – rimarca Riccardi – francamente non lo trovo accettabile».

«Non è questa la specialità che vogliamo – alza l’asticella l’esponente di Fi -, perché se il nostro comportamento è questo, è chiaro che le altre Regioni ci attaccano.

Affrontiamo invece i problemi per come sono». Da qui l’interrogazione annunciata con cui Riccardi chiede a Telesca di spiegare «per quale motivo le Aziende sanitarie universitarie integrate (Asui) di Udine e Trieste non sono state monitorate come previsto dalla legge, essendo frutto della fusione per incorporazione delle precedenti Aziende ospedaliero-universitarie e Aziende ospedaliere».

Riccardi vuole sapere anche se le perdite stimate per il 2016 «non impongano alle Asui di Udine e Trieste l’inserimento nel piano di rientro previsto dalla normativa nazionale». Rispetto agli Irccs, permanendo per il solo Burlo uno scostamento di valori tra quelli inseriti nella legge nazionale, il capogruppo forzista chiede di sapere perché «rientri tra gli enti che dovranno sottoporsi al piano di rientro e quali siano le azioni che la giunta intende adottare».

«Attendo con ansia la risposta dell’assessore per capire se davvero questa Regione intende

utilizzare così la Specialità, ovvero al contrario, di fronte alla quale qualcuno potrebbe dire: ecco il privilegio. Non è questa la Specialità che vogliamo. Noi vogliamo la Specialità fatta di eccellenze, e non quella che genera norme di protezione».

SU http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/10/20/news/ospedali-di-udine-e-trieste-roma-chiede-conto-dei-buchi-1.14281119

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