Skip to main content

Letti in corridoio in Ciociaria. Frosinone, in ortopedia, a ieri aveva i letti nel corridoio. Questo è quello che mi descrivono preoccupati i colleghi.
Gli infermieri non amano i letti, in più, in mezzo. Perché un infermiere non ama i letti in mezzo al corridoio?
I letti in corridoio e l’omissione di cure di un paziente sono due facce di una stessa medaglia che preoccupano gli infermieri.
Il ricovero in sovrannumero in un reparto come l’ortopedia dell’ospedale di Frosinone, comporta un numero maggiore di pazienti da assistere in una condizione già ai minimi termini.
Ovvero, il P.S., tramite la direzione sanitaria, esercita pressioni affinché’ vengano ricoverati nei reparti più pazienti rispetto alla dotazione dei posti letto disponibili. Spesso i medici di turno nei reparti acconsentono a questi ricoveri sovrannumero.
Quando non ci sono letti liberi, nelle camere, dove vengono ricoverati i pazienti? Secondo la Direzione dell’ASL di Frosinone, i pazienti debbono essere ricoverati, su “letti aggiuntivi”, posizionati nei corridoi. Tali scelte o direttive dei vertici aziendali della ASL di Frosinone potrebbero essere causa di omissioni di cura ad un soggetto giudicato bisognevole di esse. Questo è un aspetto che gli infermieri Ciociari ritengono meritevole di riflessione e non solo.
La dotazione d’infermieri di turno in reparto e’ ai minimi termini, rispetto al numero dei pazienti ricoverati nei posti letto. Un numero, significativo, di ricoveri in più, non è banale! Qualità e quantità non vanno propriamente a braccetto!
La significativa modificazione dell’ambiente di lavoro ed il sovraccarico assistenziale, dovuto ai ricoveri sovrannumero, può essere foriero di problemi di sicurezza per se stessi e per gli altri (pazienti)?
Il ricovero in un letto di corridoio comporta:
• assenza di privacy, il paziente rischia di “subire” cure igieniche plateali e pubbliche;
• mancanza di campanello per avvisare delle necessità;
• lontananza da una sorgente elettrica vicina, per le necessità quotidiane, ma anche per l’utilizzo, in emergenza, di apparecchi medicali;
• assenza di fonte di ossigeno disponibile;
• bombole d’ossigeno viaggianti.
Si configura, realmente, il rischio di omissione di cura a soggetto bisognevole di essa da parte della struttura ospedaliera? La ricerca ha dimostrato, molto chiaramente, che gli incidenti in sanità “solo molto” raramente possono essere attribuiti, esclusivamente, ad un errore commesso da “una persona”. “Nella maggioranza dei casi, ogni evento avverso, oltre a alle “cause attive” ha delle cause latenti all’interno dell’organizzazione, come ad esempio errori nella progettazione o nella gestione del processo lavorativo che indeboliscono le difese dell’organizzazione contro gli errori e permettono il verificarsi dell’evento non voluto.
…e se a seguito delle cure prestate, in queste condizioni, al paziente deriva un danno grave temporaneo o permanente o addirittura la morte, di chi è la responsabilità? E’ essa imputabile solo all’infermiere, come capita spesso, oppure alla struttura ed alla sua organizzazione?
Al riguardo varrebbe la pena che le Direzioni Sanitarie ospedaliere rileggessero la sentenza della Corte di Cassazione n. 577 del 2008, che riguarda i medici, ma, gli infermieri non sono estranei: “si può avere una responsabilità contrattuale della struttura verso il paziente danneggiato non solo per il fatto del personale medico dipendente, ma anche del personale ausiliario, nonché della struttura stessa (insufficiente o inidonea organizzazione)”
Gli Infermieri, si chiedono da sempre, è irrinunciabile il ricovero dei pazienti in corridoio? Perché sono stati ridotti i posti letto in tutti gli ospedali nel Lazio e poi ricoveriamo i pazienti in corridoio?
L’infermiere di turno, in reparto, non può opporsi, in scienza e coscienza, ad accogliere un paziente da Pronto Soccorso se non ha letti liberi nelle stanze di degenza. E’ vero che la Direzione Sanitaria può imporre un ricovero, anche in corridoio, però in caso di problemi sono disponibili a difendere i malcapitati che dirigono? I rischi aumentano, nel contempo per pseudo risparmi, nella maggior parte dei casi hanno rinunciato all’assicurazione che coprisse i rischi professionali dei lavoratori. Più soli di così difronte alle responsabilità!

Questa è la sanità nel Lazio che vogliamo?
Laura Rita Santoro

Leave a Reply