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PSICHIATRA AGGREDITA, LETTERA DI 82 MEDICI “DOBBIAMO CURARE, NON FARE I POLIZIOTTI” DI MARINA CAPPITTI
LA REPUBBLICA NAPOLI – Estratto da pagina 5

Psichiatra aggredita, lettera di 82 medici “Dobbiamo curare, non fare i poliziotti”

Documento dei

colleghi di Daniela Sorrentino, minacciata da un paziente all’interno del centro di salute mentale di Secondigliano

“Siamo medici, non poliziotti. Non è più umanamente sostenibile andare a lavoro con la paura di non tornare più a casa o con il rischio di un avviso di garanzia. Non si può continuare così: ora basta”.

È mobilitazione a Napoli dopo il caso della psichiatra Daniela Sorrentino minacciata con una pistola nel centro di salute mentale di Secondigliano da un paziente con disturbi della personalità e precedenti penali. Un episodio di violenza che cade a meno di un mese di distanza dall’omicidio di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita e uccisa fuori l’ospedale di Pisa da un suo ex paziente. Il sentimento è di “rabbia infinita” e di “frustrazione devastante” ma “non di rassegnazione”: così 82 psichiatri di Napoli e provincia, proprio in seguito all’aggressione della loro collega, scrivono e firmano una lunga lettera perché si inverta immediatamente la rotta.

“Da medici siamo stati trasformati in custodi e sorveglianti deputati al controllo sociale.

Per qualunque fatto di violenza, di devianza o di disturbo della quiete pubblica le forze dell’ordine e la magistratura chiedono come prioritario l’intervento di psichiatri e infermieri.

Siamo chiamati a occuparci di situazioni in emergenza che spesso non ci competono e che non ci vengono riconosciuti né formalmente né economicamente. Lavoriamo in centri di salute mentale incustoditi dove chiunque può accedere liberamente, armato di qualsiasi oggetto e di qualsiasi intenzione, esposti alle azioni violente di chiunque” scrivono citando il caso della psichiatra di Secondigliano.

“Non abbiamo deciso quando ci siamo laureati e specializzati di fare i poliziotti: noi, in quanto medici, dobbiamo essere protetti dalla violenza. Non abbiamo scelto di lavorare nel Servizio sanitario nazionale perché volevamo esibirci nelle arti marziali”. Ed invece si è arrivati al punto denunciano- che anche la Sip (Società Italiana di psichiatria) promuove corsi di autodifesa.

Non spetta a noi curare la violenza, né proteggere i cittadini da essa. Ci sono le forze dell’ordine, i magistrati e i luoghi di custodia adatti g proposta che rifiutiamo. Un anno fa un paziente con disturbo della personalità l’ha scaraventata a terra in un centro di salute mentale. “Ho battuto la schiena e la testa è finita contro un vaso. Per venti minuti – racconta – non ho più sentito il mio corpo dal collo in giù: ho avuto una commozione cerebrale e ho rischiato la paralisi”.

In seguito ai casi di Barbara e Daniela, gli psichiatri ora chiedono con forza che sia data loro voce. Dopo l’apertura di una chat di cui fanno parte cento psichiatri di Napoli e provincia, ora nasce un coordinamento locale per promuovere gruppi di studio, riflessioni e presentare proposte. “Dopo la scomparsa dei drappelli delle forze dell’ordine, chiederemo che le Asl assicurano la sicurezza nelle strutture.

Rappresenterebbe un primo atto concreto di tutela del nostro lavoro e un segnale che non si può entrare indisturbati in una struttura per minacciare i medici” spiega Formato. Gli psichiatri di Napoli e provincia sono anche pronti a scendere in piazza e scioperare. Obiettivo cambiare un certo sistema ma anche una certa cultura. “Siamo arrabbiati – si legge ancora nella lettera – perché si suggerisce un sillogismo tanto automatico quanto falso: malattia mentale sinonimo di violenza e violenza sinonimo di malattia mentale. Non esiste alcun dato scientifico a riprova di questa equivalenza. La violenza non è una prerogativa di un paziente psichiatrico.

Non è una malattia ma un comportamento umano e non essendo una malattia non può essere curata”.

Pertanto “non spetta agli psichiatri in quanto medici curare la violenza, né proteggere i cittadini da essa. Ci sono le forze dell’ordine, la magistratura e luoghi deputati alla custodia di autori di reati: sono gli istituti penitenziari e non i reparti psichiatrici di cura; non i centri di salute Mentale né le strutture riabilitative. A noi medici si chiede invece non solo di curare qualcosa che non è una malattia, ma di mantenere il controllo dell’ordine sociale e provvedere a custodire gli autori di atti violenti”. Non solo la violenza ma a questo si aggiunge anche un altro aspetto. “Siamo ritenuti penalmente responsabili dei reati che queste persone compiono perché esiste per noi psichiatri la posizione di garanzia. Vivendo così col terrore che arrivi un avviso di garanzia”.

Firmato Il centro di salute mentale a Secondigliano