LUCCA. Una bimba di cinque anni affetta da asfissia perinatale e con difficoltà a deglutire anche un bicchiere d’acqua non può più andare all’asilo. O perlomeno deve limitare la sua permanenza in aula a un massimo di due ore. Dopo, infatti, avrebbe bisogno di bere, ma per aiutarla in questa semplice operazione serve l’assistenza di un infermiere in grado di eseguire una manovra che non la faccia soffocare. Fino allo scorso anno c’era un’assistente Anfass a occuparsi di lei. Adesso le è stato tolto, sostituito da un contributo di 1.000 euro che però non può essere speso per l’assistenza a scuola.
Questa triste vicenda è stata esposta dai genitori della piccola in una lettera inviata al provveditore agli studi Donatella Buonriposi. La storia, oltre ai drammatici risvolti umani, è resa grottesca da una serie di questioni burocratiche che impediscono alla bimba di frequentare l’asilo. In pratica i soldi per pagare l’infermiere ci sono (1.000 euro al mese) ma vanno usati solo per l’assistenza domiciliare: pena la revoca del contributo concesso alla famiglia dalla Regione.
Ricapitoliamo i fatti. Lo scorso anno la bambina, che frequenta una scuola per l’infanzia della Lucchesia, ha goduto dell’insegnante di sostegno per 25 ore settimanali e dell’assistenza infermieristica per 7,45 ore. Ma a settembre Asl ha comunicato che non avrebbe riconfermato il servizio. I genitori hanno fatto domanda per avere un contributo regionale destinato all’assistenza domiciliare e la loro domanda è stata accolta: 700 euro al mese, poi elevate a 1.000. Erogabili al momento della stipula del contratto con un operatore. Ma purtroppo l’operatore non può essere utilizzato per l’assistenza infermieristica scolastica, ma solo per quella domestica. Pena la perdita del contributo, con il rischio che i genitori si trovino a dover pagare ugualmente l’infermiere messo sotto contratto. Una situazione paradossale di cui fa le spese la piccola, già duramente vessata dal destino. Padre e madre della bimba, incerti sul da farsi, si sono rivolti all’avvocato Carlo Sbragia per cercare di venire a capo della vicenda.
Interpellata, l’Asl spiega che «la famiglia già da tempo avrebbe potuto avere il finanziamento mensile di 1.000 euro tramite il quale poter assumere un infermiere che potesse seguire la bimba a scuola». Cosa impossibile secondo i legali della coppia. «I familiari della bambina hanno preso tempo – prosegue Asl – dicendo che avrebbero valutato meglio la situazione. Poi però hanno deciso di aderire e risulta che abbiano già ricevuto la prima mensilità. L’azienda ha messo a disposizione tutti gli strumenti, sta quindi aspettando la decisione della famiglia».