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Atto Camera dei Deputati – Interrogazione a risposta orale 3-02531

presentato da GIAMMANCO Gabriella – Mercoledì 5 ottobre 2016, seduta n. 686

GIAMMANCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l’ospedale di Cefalù costituisce un presidio di eccellenza sanitaria a livello non solo regionale, ma nazionale. Si tratta di un ospedale molto attivo sul territorio, di una struttura composta da reparti (oncologia, neurologia, ortopedia, chirurgia vascolare) con alti indicatori di qualità, complessità, efficienza operativa e sostenibilità economica;
l’ospedale di Cefalù può vantare un bilancio in attivo, ma il nuovo progetto di piano sanitario della regione siciliana prevedrebbe, come si apprende da numerose fonti di stampa, il ridimensionamento dell’ospedale di Cefalù a ospedale territoriale, semplice presidio sanitario di zona. Qualora tale disegno dovesse concretizzarsi, rimarrebbero inutilizzati molti strumenti tecnologi e macchinari di ultima generazione acquistati, a suo tempo, dalla regione siciliana per l’ospedale in questione;
tra le conseguenze più immediate e preoccupanti del ridimensionamento dell’ospedale di Cefalù ci sarà un probabile incremento dei decessi per patologie cardiache. In una stima fatta dal personale sanitario dell’ospedale si prevede un incremento di almeno 50 decessi ogni anno per patologie cardiache, di cui 30-35 per infarto, dal momento che, in seguito ai tagli, sarebbero negate angioplastiche anche in emergenza e cure altamente qualificate. Le conseguenze sulla salute dei cardiopatici sarebbero particolarmente gravi, poiché l’ospedale in questione è centro « hub» nella rete per l’infarto (bacino 120-150 mila abitanti) ed è specializzato nella cura dello scompenso cardiaco e delle aritmie (bacino di ben oltre 600 mila). Anche nell’ipotesi in cui il reparto di cardiologia fosse risparmiato dai tagli, non potrebbe in alcun modo funzionare se non inserito all’interno di un attivo ed efficiente ospedale;
i costi sanitari, inoltre, aumenterebbero, poiché con il ridimensionamento del nosocomio di Cefalù, i centri metropolitani sarebbero più congestionati e funzionerebbero in modo meno efficiente, con il conseguente e costoso fenomeno di emigrazione sanitaria in altre regioni, il cui peso graverebbe sulle tasche dei cittadini;
Enzo Tango, segretario generale della Uil Fpt Sicilia ha commentato con preoccupazione: «È una delle strutture più qualificate della Sicilia, che ogni anno conta 7.200 ricoveri. Per questo il ridimensionamento dell’ospedale di Cefalù, che possiede i requisiti per essere classificate come presidio di primo livello, sarebbe inaccettabile. I tagli, in un territorio così vasto e popoloso, produrrebbero solo gravi carenze sanitarie e occupazionali»;
da fonti di stampa si apprende di un ripensamento da parte della regione siciliana, come dichiarato dal presidente Crocetta all’indomani di un’assemblea cittadina svoltasi nel comune di Cefalù, che ha visto l’adesione di migliaia di esponenti della società civile, ma le voci sul ridimensionamento de «Il Giglio» continuano a non placarsi;
un bacino di circa 600 mila abitanti sarà sostanzialmente privato del diritto alla salute, in stridente contrasto con il mantenimento di una sovrabbondanza di strutture sanitarie di elevato livello nelle grandi aree urbane –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa, se le cause del ridimensionamento dell’ospedale di Cefalù siano imputabili al piano di rientro dai disavanzi sanitari e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di scongiurarne la chiusura, ove verificasse che l’ipotesi in questione sia stata presa in considerazione dalla regione siciliana. (3-02531)

 

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/02531&ramo=CAMERA&leg=17&testo=3

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