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Prestazioni sanitarie, disciplina uniforme e tempi certi in tutta Italia. Lo chiede al Ministro della Salute, l’onorevole Agostinelli. La Sanità pubblica, inserita anche nella Legge di Bilancio 2017 diventa oggetto di un’interpellanza alla Camera dei Deputati. 

“Una ricerca del Censis commissionata dalla società privata Rbm Assicurazione Salute rivela che nel 2016 gli italiani che hanno rinunciato alle cure a causa di difficoltà economiche sono 11 milioni: due milioni in più rispetto al 2012. La rinuncia riguarda soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Chi può spesso preferisce rivolgersi ai privati a causa dei tempi troppo lunghi delle liste di attesa”. Sono queste le premesse da cui parte l’onorevole Donatella Agostinelli delMovimento 5 stelle che in un’interrogazione al Ministro della Salute porta all’attenzione del Governo questa situazione. Dai dati raccolti dai Tribunali per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, “fra gli oltre 26 mila che si sono rivolti al Tribunale per i diritti del malato nel 2015,un cittadino su quattro, lamenta difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie”. Di questi, “oltre il 58% per le liste di attesa ed il 31% per il costo del ticket”.

In particolare, l’onorevole pentastellata spiega che dalla stessa indagine emerge una situazione particolare per la regione Marche dove, nell’ultimo anno, un marchigiano su dieci (10,5%) ha rinunciato alle cure. In Italia hanno registrato risultati peggiori solo la Campania (14,1%) e la Puglia (12,5%). La media nazionale è del 7,2%. Per i marchigiani, i tempi d’attesa sono il problema più grave.

“L’intramoenia è diventata così una corsia preferenziale. Spesso sono gli stessi operatori del centro di prenotazioni unico regionale a consigliare la via della visita privata: se si decide di seguire il loro consiglio, si attende in linea e dopo un minuto al massimo risponde un altro call center che prenota i controlli in pochi giorni. A farli sono gli stessi medici del servizio sanitario nazionale che fanno anche attività da privati dentro gli ambulatori pagando di più, nelle stesse strutture pubbliche, dove si può fare la stessa visita, con gli stessi medici interni all’ospedale in tempi più brevi. L’attività intramoenia è tuttavia poco remunerativa per l’azienda ospedaliera perché, pur mettendo a disposizione del professionista macchinari e strumenti della sanità pubblica, su 100 euro pagati dal cliente, 70 vanno al medico a titolo di compenso, mentre dei restanti 30 l’ospedale ne incassa solo tra i 15 e i 20”.

Agostinelli spiega inoltre che “anche sulla trasparenza delle liste di attesa, le Marche sono carenti. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, solo un quarto delle aziende sanitarie marchigiane rispetta la legge che obbliga alla pubblicazione online delle liste e, per questo, la regione è maglia nerad’Italia”.

Dopo queste premesse, la deputata chiede al Ministro della Salute “di adottare iniziative per definire una disciplina uniforme per tutto il territorio nazionale che stabilisca tempi certi nella erogazione delle prestazioni sanitarie, agganciando la valutazione della performance dei Manager della sanità anche al rispetto della tempistica, prevedendo la sospensione dell’ attività intramoenia nel caso di mancata osservanza della stessa tempistica”.

(http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/sed0698/leg.17.sed0698.allegato_b.pdf) pag. 54

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