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Dove si possono creare zone grigie tra normativa e prassi è meglio seguire la prima a discapito della seconda, e questo anche a costo di rinunciare a pratiche consolidate nel tempo e gradite da tutti. La pensa così l’Associazione Volontari Ospedalieri di Torino che da oggi, subito dopo averlo spiegato ai suoi oltre 700 aderenti in servizio in 17 strutture tra ospedali e residenze per anziani, comunicherà ufficialmente ai dirigenti delle varie aziende ospedaliere che i propri iscritti smetteranno di imboccare i pazienti scarsamente (o completamente non) autosufficienti durante l’orario dei pasti.

Motivo: correre ai ripari in caso di possibili incidenti. Un “casus belli” che ha infiammato il dibattito interno negli ultimi mesi e ha portato alla decisione è stato quello di un paziente ricoverato in un ospedale emiliano che, dopo essere stato imboccato proprio da un volontario, si è strozzato con il cibo.

«Il nostro statuto non prevede questa mansione e non abbiamo coperture assicurative tali da permetterci di svolgerla – racconta Onofrio Di Gennaro, presidente dell’Avo Torino -. Ora dovremo spiegare ai nostri volontari che, anche se in passato lo hanno fatto per umano spirito di servizio, non potranno più prestarsi per questo compito».

IL SERVIZIO

Il fatto che i volontari aiutino i pazienti che necessitano di assistenza a mangiare non è previsto dal loro statuto ma nonostante questo la pratica è diventata in breve tempo tanto diffusa e gradita da infermieri, degenti e famigliari delle persone ricoverate da diventare, di fatto, una costante. «Il compito della nostra associazione è quello di fare assistenza di prossimità, offrire conforto umano in un momento delicato della vita e anche diventare una cinghia di trasmissione tra le persone ricoverate in pronto soccorso e i loro cari rimasti fuori in attesa – spiega il presidente Di Gennaro, ex dirigente Inail in pensione -. Il fatto di imboccare i pazienti non ci appartiene perché è un’attività pratica. E’ sempre stato fatto in buona fede, per spirito di servizio ma non essendo regolamentato e autorizzata ci porta in una zona che, più che grigia, è praticamente nera». Ora alla dirigenza toccherà spiegare ai volontari che la procedura instaurata con il tempo va fermata: Cosa non facile da accettare per molti, che lo ritenevano un modo per rendersi ancora più utili – raccontano dall’Avo -. Ma confidiamo nel fatto che tutti capiscano quella che è un’esigenza di tutelare sia i volontari che i pazienti».

GLI OSPEDALI 

Per ora, a Torino, l’unico ospedale che ha vietato espressamente la pratica dell’imboccamento da parte dei volontari è il Giovanni Bosco. Poche settimane fa, infatti, il direttore Nicola Giorgione ha diffuso una circolare in cui si spiega che: «I volontari non possono in alcun modo somministrare il pasto ai pazienti.

La somministrazione del pasto ai pazienti non in grado di alimentarsi da soli compete esclusivamente al personale infermieristico e Oss». Negli altri nosocomi torinesi l’assenza di comunicazioni ufficiali aveva spinto verso a una tolleranza radicata della pratica. Destinata a finire oggi.  

http://www.lastampa.it/2018/04/11/cronaca/troppi-rischi-vietato-imboccare-i-malati-6FvCDoVgcDJeKL3MUlnpJN/pagina.html

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