Skip to main content

ORDINE PROFESSIONI INFERMIERISTICHE CARBONIA IGLESIAS

Alla Sindaca del Comune di Carbonia

Alla Presidentessa del Consiglio Comunale di Carbonia

Ai Consiglieri del Comune di Carbonia

Oggetto: CONSIGLIO COMUNALE APERTO  – Prot. 75/2021 del 29 Gennaio 2021

Aderiamo all’invito a partecipare ai lavori odierni perché intimamente convinti che sia ancora il momento, e buona l’occasione, per contestare con estrema chiarezza quanto dirigenti sanitari aziendali raccontano sulla stampa tradizionale e sui nuovi media di isole felici in ASSL Carbonia.

Che film stanno guardando questi dirigenti sanitari aziendali quando:

  • le criticità vissute dal personale e dagli assistiti parrebbero non sussistere
  • le denunce e gli esposti delle famiglie dei degenti sarebbero una invenzione
  • la prevenzione dei rischi e la tutela della salute sul lavoro sarebbero il primo pensiero dei preposti alla sicurezza
  • l’organizzazione e la gestione delle risorse umane e la dotazione organica sarebbero un vanto
  • le risposte di cura e di assistenza sarebbero avveniristiche
  • i presidi ospedalieri e i servizi territoriali brulicherebbero di cittadini felici?

Per il nostro ruolo istituzionale ci permettiamo di confutare questa visionaria pianificazione di dichiarazioni che soprattutto in questa fase epidemiologica non rendono merito a chi le esterna e perché coloro che le recepiscono non possono che considerare un insulto alle loro intelligenze subire in silenzio asserzioni prive di fondamento e lesive della dignità delle persone tutte.

Per portare a vostra conoscenza di COSA SIGNIFICA LAVORARE OGGI NEI PPOO ASSL CARBONIA, suddividiamo Il nostro contributo soprattutto sui protocolli di sicurezza, toccando comunque tutti i punti di cui è necessario approfondire

QUALI SONO I RISCHI PRESENTI NEGLI AMBIENTI DI LAVORO?

lavoratori della ASSL CARBONIA PO SIRAI hanno rappresentato a piu’ riprese la gravità delle condizioni in cui sono costretti a operare, in palese violazione di ogni norma in materia di sicurezza e in spregio ai principi di cautela e precauzione e quindi esposti, alla stessa stregua dei pazienti ricoverati, al rischio di contagio e, comunque, di compromissione della salute.

Doglianze nelle quali con garbo e professionalità si lamentavano gravissime criticità e si proponevano di volta in volta delle soluzioni, senza mai aver avuto risposta.

I rischi presenti negli ambienti di lavoro sono tutti ricollegabili alla evidente carenza nella predisposizione di idonee misure contenitive e preventive delle fasi pandemiche, dalla fornitura scarsa/inadeguata, se non del tutto inesistente, di DPI alla formazione del personale alle procedure di vestizione e svestizione, dall’assenza di ambienti di decontaminazione all’insufficiente informazione da parte aziendali sui rischi e pericoli, dall’assenza o inidoneità di percorsi sporco – pulito e dalla conseguente commistione di sporco e pulito durante la transizione di personale, di degenti e di visitatori al limitato/tardivo/assente ricorso ai tamponi molecolari al personale e ai pazienti anche in dimissione (Medicina PO Sirai docet), dall’assenza di efficaci zone filtro/aree grigie, della mancanza di adeguati servizi igienici con doccia per evitare di rientrare a casa rischiando che i dipendenti contagino i conviventi.

Tutti questi accorgimenti non sono stati osservati.

Tanto di quanto sopra è anche conseguente al fallimento del reparto CoviD al PO Santa Barbara, mai operativo e con tutte le negative conseguenze in termini organizzativo gestionali e assistenziali che sono di dominio pubblico e delle quali responsabilità abbiamo interrogato il Commissario per l’Emergenza Covid19, senza esito.

Le uniche comunicazioni pervenute ai lavoratori dalla Direzione Sanitaria, a firma Dott.ssa Gregu, di fronte alla disastrosa gestione dell’emergenza, sono state assurdamente di monito e diffida a non disturbare la direzione sanitaria stessa, pena sanzioni disciplinari a carico degli operatori sanitari, quasi che il problema fosse la possibile rilevanza mediatica della gestione dell’emergenza e non invece le condizioni in cui gli operatori sono stati costretti a svolgere la loro attività lavorativa

In data 24 marzo 2020 la stessa Dott.ssa Gregu, quando la pandemia era già conclamata, intimava ancora ai lavoratori di far indossare la mascherina solo ai pazienti con affezioni respiratorie.

In data 10 luglio 2020 è stata  inviata una comunicazione al Prefetto nella quale si rappresentavano le gravissime criticità presenti nel Reparto di Medicina del Sirai

Il 10 ottobre 2020 in chirurgia due medici sono risultati positivi al covid. Il personale Infermieristico e di supporto richiedono l’effettuazione dei tamponi ricevendo dalla direzione sanitaria resistenza e nessuna prescrizione per eseguire il controllo. Solo dopo numerose pressioni verbali e addirittura segnalazioni scritte, è stato disposto l’esecuzione dei tamponi molecolari, dai quali esiti è risultato positivo un Infermiere. Le direttive del ministero sono chiare e spiegano quanto sia fondamentale mettere in atto strategie per l’identificazione precoce di casi probabili o confermati di covid 19, al fine di offrire il massimo livello di prevenzione e protezione. 

In data 20 Dicembre 2020 scoppia il focolaio e il caso Medicina Po Sirai. Su 23 infermieri solo 2 formati, su 23 infermieri 12 positivi infermieri, 1 coordinatore positivo, una infermiera costretta a 16 ore di servizio con la tuta di protezione senza possibilità di bere alimentarsi ed espletare i bisogni fisiologici.

In data 5 gennaio 2021, a causa della esplosione dell’epidemia in tutti i reparti dell’ospedale, tre direttori di struttura hanno addirittura proposto la chiusura del Presidio (l’ospedale più importante di tutta l’area del Sulcis) ,con il contestuale trasferimento di pazienti e operatori sanitari presso il CTO di Iglesias e i pzt. positivi verso altre ASSL. Dov’era la Direzione Sanitaria di Presidio quando la barca affondava?

Oggi 29 gennaio 2021 è richiesto ad infermieri e coordinatori ancora Covid19+ di rientrare in servizio senza effettuare il tampone che possa dare esito negativo.

Il persistere di una situazione emergenziale,  dopo nove mesi circa dal suo inizio, non puo’ costituire una causa di giustificazione rispetto alle gravi omissioni perpetrate, e ciò anche alla luce del fatto che è la stessa Regione Sardegna e il suo competente Assessorato, già a far data dal mese di aprile 2020,  hanno dettato delle regole e precauzioni che vengono sistematicamente ignorate dalle Direzioni Sanitarie. L’attuale contesto organizzativo del  Sirai di Carbonia – al di là degli interventi strutturali che avrebbero dovuto essere eseguiti (ma che non sono stati invece effettuati) non tiene in adeguata considerazione indicazioni/linee di indirizzo, il che aggrava in misura esponenziale i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e per la salute degli stessi pazienti che vengono ricoverati per patologie differenti dal covid.

SULL’ASSUNZIONE DI PERSONALE

Lavorare in ASSL Carbonia è una impresa eccezionale, un navigare a vista, una sfida immane,  infermieri e  infermiere che si rammaricano dell’assenza di politiche di gestione delle risorse umane, di assenza fisica di taluna dirigenza sanitaria e amministrativa quando ci sono i problemi da risolvere, di essere al limite storico quanto a dotazione organica: nessuna nuova assunzione, mancano almeno 60 unità per compensare le cessazioni dal lavoro di questi anni, le graduatorie selettive non scorrono se non per lasciare in servizio chi è già incardinato in ASSL Carbonia.  ASSL Carbonia privata delle pari opportunità e di trattamento con le altre ASSL della Sardegna. Ma nonostante questa sperequazione, non lasciano senza assistenza i loro pazienti nonostante che non rispettino le 36 ore settimanali, che le ferie estive che non possano essere godute, per i riposi saltati, per lo straordinario imposto, per recuperi orari che non possono essere fruiti quando servono, per le reperibilità eccessive, per gli ordini di servizio impartiti, per i doppi turni mattina-sera/sera- notte/notte-mattina in violazione delle normative sull’orario di lavoro e dei regolamenti aziendali, per procedimenti disciplinari privi di sussistenza, per non avere certezza di poter uscire dal servizio alla fine del turno, per il sovraccarico di lavoro per carenza di personale, per il demansionamento, per non essere valorizzato compreso e ascoltato, per la consuetudine di essere visto come un numero di matricola e non come un professionista, per la convinzione di certa dirigenza di poterne disporre a piacimento come se fossero di loro proprietà e non pubblici dipendenti, per l’indifferenza quasi generale dello stato nel quale sono costretti a lavorare mentre tutti sanno e molti che dovrebbero fare qualcosa, non sanno non sentono non vedono.

SUL CALENDARIO VACCINALE

Massima fiducia nel calendario vaccinale e nel Servizio di Igiene Pubblica, con auspicio che vengano anche effettuati test sierologici per mappare la popolazione del Sulcis Iglesiente e consentire una razionalizzazione delle scorte di vaccino, stante le difficoltà di fornitura.

SULLA DIALISI PO SIRAI

Con ampia soddisfazione degli addetti ai lavori, le interlocuzioni in essere avrebbero portato ad una soluzione della questione rappresentata al Governatore Regione Sardegna sul mantenimento della Dialisi Notturna con l’implementazione di 2 unità infermieristiche. Conseguentemente riteniamo di non poterci più spingere oltre, se non testimoniare che il problema resta intatto e la risposta alla domanda, pur significativa, rimane insufficiente.

Per il Consiglio Direttivo, firmato il Presidente Graziano Lebiu

https://www.opicarboniaiglesias.it/il-persistere-di-una-situazione-emergenziale-non-puo-costituire-giustificazione-rispetto-alle-gravi-omissioni-perpetrate/

Leave a Reply