A questo punto, l’Asl parte con la trattativa. Riesce a spuntare uno sconto del 19,5 per cento. O almeno, questa è la tesi dei manager Dall’Acqua (difeso da Carlo Rossa) e Pescarmona (avvocato Aldo Mirate). Il pm Stefano Demontis è di altro avviso e avvia un’inchiesta per abuso d’ufficio. A nulla valgono le spiegazioni dei vertici Asl, che sostengono di aver abbassato i costi dell’affitto da 738 mila euro (607 mila più Iva) a 594 mila.
Dopo sei mesi, il pm Demontis vuole chiedere la proroga dei termini per le indagini. Ma lo fa in ritardo. A quel punto, chiede l’archiviazione, ma il giudice per le indagini preliminari la respinge: se voleva addirittura chiedere la proroga, significa che qualche elemento c’era. E così, viene fissata l’udienza preliminare di fine gennaio.
Pescarmona non ha dubbi: «Sono convinto che abbiamo fatto gli interessi della Pubblica amministrazione. Se ci fosse stata la volontà di favorire quella società, sarebbe bastato fare nulla. Il contratto d’affitto sarebbe stato rinnovato in automatico e l’Amministrazione avrebbe speso 230 mila euro in più».
Gli fa eco Dall’Acqua: «In realtà, abbiamo ottenuto anche servizi aggiuntivi, calcolati a parte nel vecchio contratto. Erano da conteggiare aule supplementari e aperture serali, fuori orario. Così, la cifra di partenza era 830 mila euro, portata a 594 mila».
E ancora: «Dobbiamo anche calcolare che l’Asl non ha più dovuto pagare l’Iva al 22 per cento, perché la società ha cambiato “status” e non era più prevista per legge. Ma questo non è merito nostro».