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Il Veneto fa le pulci alla legge di riforma della Pa e ricorre alla Corte costituzionale, che accoglie parzialmente i rilievi e, oggi, depositata la sentenza, il risultato è lo stop alla legge Madia sulla pubblica amministrazione. I giudici chiariscono che per le materie oggetto dei rilievi (tra cui la sanità) serve l’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni per procedere con i decreti attuativi della riforma, non basta cioè il parere consultivo della Conferenza delle Regioni come previsto dalla legge Madia.

Il cammino della riforma va in stand by
Ieri il consiglio dei ministri aveva approvato i decreti delegati e si attendeva la firma del capo dello Stato. A questo punto, i decreti vanno riscritti sulla base delle indicazioni della Consulta. Per il premier Matteo Renzi si tratta di una battuta d’arresto «che blocca il Paese». Per il Veneto promotore del ricorso è una vittoria: «Una sentenza storica, siamo stati l’unica Regione d’Italia a portare avanti le nostre convinzioni contro il centralismo del Governo».

La sentenza della Consulta, depositata oggi (n. 251/2016), interviene a giudicare la legittimità costituzionale di alcune norme della legge di riforma delle amministrazioni pubbliche (legge Madia n. 124/2015), su ricorso della Regione Veneto, facendo saltare i decreti attuativi della Riforma Pa approvati ieri dal Cdm. Sotto esame le norme su cittadinanza digitale, dirigenza pubblica, lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni , partecipazioni azionarie delle amministrazioni pubbliche, servizi pubblici locali di interesse economico generale, ma per la sanità il punto focale è rappresentato dalle norme sulle nomine dei manager delle aziende sanitarie e ospedali e la creazione dell’albo dei dg.

È tutto da riscrivere
E dunque è tutto da rifare. La pronuncia porta la data del 9 novembre, ma solo oggi è arrivato il deposito. E alle 24 di oggi scatta il termine per la firma del capo dello Stato: troppo poco margine per correggere i decreti delegati. Per la sanità, si dovrà rimettere mano alle norme che prevedevano l’istituzione dell’Albo biennale dei dg: anche in questo caso il parere della Conferenza delle Regioni non è sufficiente, visto che la materia della sanità è tra quelle in cui la concorrenza è ripartita tra lo Stato e le Regioni. La delega resta però in mano al Governo, che potrà correggere il tiro e riscrivere le parti contestate.
Le norme impugnate delegano infatti il Governo ad adottare decreti legislativi per il riordino di numerosi settori inerenti a tutte le amministrazioni pubbliche, comprese quelle regionali e degli enti locali, in una prospettiva unitaria.

Su http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/sentenze/2016-11-25/consulta-gamba-tesa-legge-madia-salta-l-albo-manager-sanita-zaia-i-dg-non-arriveranno-roma–165316.php?uuid=ADA8K21B

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