Sanità, incontro sindacati-istituzioni: “Importanti convergenze e impegni significativi”. Posti letto, vocazioni degli ospedali, futuro delle case della salute: questi alcuni dei temi trattati nella tavola rotonda sulla sanità ravennate organizzata da Cgil, Cisl e Uil. I posti letto a disposizione nei presidi ospedalieri, l’organizzazione e il futuro della case della salute, la vocazione di sviluppo degli ospedali romagnoli: sono stati questi alcuni dei tanti temi affrontati a Ravenna : “Le strategie per la sanità nell’ambito ravennate”.
All’incontro hanno preso parte Michele de Pascale, presidente della Provincia di Ravenna, Davide Ranalli, in rappresentanza della Bassa Romagna, Giovanni Malpezzi, in rappresentanza della Romagna faentina, e Marcello Tonini, direttore generale dell’Ausl Romagna. Paolo Palmarini, segretario Uil Ravenna, ha tenuto la relazione introduttiva mentre le conclusioni sono state affidate a Costantino Ricci, segretario generale della Cgil di Ravenna.
I lavori sono stati coordinati da Marianna Ferruzzi, del dipartimento Politiche socio sanitarie della Cisl Romagna. “Questa mattina – spiegano i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil – abbiamo registrato importanti convergenze con le istituzioni locali che hanno assunto impegni significativi. Le nostre proposte, compiutamente esplicitate in un documento che sarà consegnato ai nostri interlocutori, sono state il punto di partenza che ha consentito di sviluppare un confronto schietto, con prospettive importanti sul tema dei posti letto, sulla necessità di sbloccare l’attuazione delle Case della Salute e degli ospedali di comunità, sullo sviluppo degli ospedali della nostra provincia.”
Nel corso della tavola rotonda Cgil, Cisl e Uil si sono soffermati sul tema dei posti letto: “Da una nostra analisi risulta che rispetto ai 496 posti letto privati accreditati nella provincia di Ravenna, siano circa 330 i posti letto realmente utilizzati dai residenti sul territorio. Ora, premesso che non sono in discussione i posti letto privati accreditati, considerato che la Regione Emilia Romagna è stata autorizzata ad attestarsi complessivamente al 3,9 per mille (lo 0,2 corrisponde a circa 900 posti letto), la proposta di forte riduzione di posti letto in provincia, nella quale non esistono da anni ‘piccoli ospedali’, a nostro avviso va rivista. Va rivista per ovvie ragioni, la prima per evitare che i posti letto realmente utilizzati dai cittadini non siano inferiori al 3,7 per mille, la seconda perchè appare evidente come si debbano rivendicare parte dei 900 posti letto evitando che gli stessi siano concentrati solo in altre realtà della Regione, e non anche nella Romagna”.
e Uil si soffermano poi sulla vocazione dei diversi presidi del territorio: “Dall’integrazione dell’intera rete ospedaliera dovrà nascere la possibilità di avere risposte oggi non presenti nei territori attraverso lo sviluppo di quelle che vengono definite ‘vocazioni’, riconoscendo e consolidando esperienze già positivamente sperimentate e indicando le modifiche all’attuale assetto ritenute necessarie per poter affrontare alcune criticità emerse, affinché sia ben chiaro ciò che ognuno degli ospedali della Romagna dovrà fare per l’intera Romagna oltre quello che già fa e continuerà a fare per il proprio ambito provinciale. È poi indispensabile valorizzare e implementare il ruolo delle Direzioni Sanitarie, che devono essere veri arbitri super partes. Anche per questo non è più rimandabile l’individuazione di Direttori Sanitari negli ospedali della provincia di Ravenna. In provincia vi sono le condizioni affinchè la rete ospedaliera possa esprimersi e strutturarsi su tre livelli organizzativi: quello locale dei singoli tre ospedali sapendo che il bacino di riferimento reale è più ampio di quello ‘istituzionalmente calcolato’, quello riferibile a una popolazione di circa 200.000 residenti con maggiori sinergie tra Faenza e Lugo e quello provinciale per il quale il punto di riferimento è e dovrà essere l’ospedale di Ravenna, dove esistono già esperienze estremamente positive che non vanno modificate come ad esempio la gastroenterologia, ma per il quale vanno sviluppate con maggiore chiarezza le specificità dell’oncoematologia e della cardiologia interventistica”.
Sul tema delle Case della salute i sindacati denunciano che nell’ambito ravennate si sta scontando un forte ritardo: “In questo contesto riteniamo inaccettabile una politica dei due tempi, che veda un ridimensionamento dei posti letto per acuti in assenza di una concreta realizzazione di risposte territoriali. Volendo realmente garantire prestazioni sul territorio riteniamo pertanto che nelle Case della Salute debbano essere previste figure alle dirette dipendenze del Servizio Sanitario Regionale, prioritariamente specialisti per le maggiori patologie croniche, infermieri, fisioterapisti, ostetriche”.
Infine i sindacati mettono in risalto un altro aspetto: “L’Atto Aziendale ha individuato Ravenna come sede dell’Ausl della Romagna, si è definita una organizzazione policentrica che avrebbe dovuto ridistribuire le funzioni in tutti i territori, al momento dobbiamo osservare come vi sia un progressivo depauperamento delle funzioni amministrative e tecniche del territorio di Ravenna e riteniamo che le istituzioni locali debbano opportunamente interessarsi anche del governo quotidiano e di una sede che in prospettiva rischia di essere un contenitore senza contenuti”.
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