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Il paziente che si porta le lenzuola da casa, come è accaduto a Gallipoli. La Caposala costretta a chiudere coperte e biancheria nei depositi per evitare furti, come succede anche a Lecce. Medici, dell’intero territorio salentino, che lamentano a denti stretti la scarsa qualità dei tessuti delle divise e la scarsa disponibilità di biancheria disponibile nei reparti. Il servizio di lavanolo, che comprende lavanderia, fornitura e disinfezione della biancheria, torna a far discutere a due anni dalle ispezioni dei carabinieri del Nas negli ospedali e negli uffici della Asl e dai rilievi dell’Anticorruzione sulla gara bandita dall’Azienda sanitaria e aggiudicata alla cooperativa foggiana Lavit. 
Una storia piena di ombre, quella dell’appalto sul lavanolo. Dopo vari passaggi di testimone ai vertici della Asl e nei diversi uffici, quella storia è finita su un binario morto. Nonostante l’allarme sicurezza lanciato proprio da chi ha occupato posizioni di vertice nell’azienda sanitaria, nonostante la doppia spesa di denaro pubblico – documentata – per acquistare materiale che Lavit avrebbe dovuto fornire e che non aveva reso disponibile nei tempi previsti; nonostante la mancata rinegoziazione, da parte di Asl, dei costi del servizio proprio per via dei ritardi accumulati dalla cooperativa e nonostante, ancora, una censura chiara all’operato della Asl da parte dell’Anac di Raffaele Cantone. Rimasto, tutto, lettera morta. Almeno a quanto è dato di sapere oggi.
Qualcosa, dal 2014, è cambiata. Al servizio di 118, per esempio, non ci sono state più lamentele sulla fornitura di biancheria e divise, come conferma il responsabile Maurizio Scardia: «Qualche problema può sempre presentarsi – dice – ma è fisiologico in una Asl di 8.500 dipendenti». Ma fra le corsie degli ospedali le lamentele non mancano. Tanto fra i pazienti che fra il personale sanitario.
Un passo indietro. Nel 2014 la Asl aggiudica la gara del lavanolo alla Lavit. Si apre la consueta battaglia al Tar fra le ditte concorrenti. Si reiterano denunce alla Procura, lettere di diffida da parte delle aziende che hanno perso quella gara; ispezioni dei Nas negli uffici dell’Azienda sanitaria. Poche ore dopo l’ingresso dei carabinieri in via Miglietta, il dirigente Asl Edoardo Mancino si dimette dall’incarico di responsabile dell’esecuzione dell’appalto. Di più. L’Azienda indice gare pubbliche per l’acquisto di materiali, come materassi e divise del 118, che proprio la cooperativa Lavit aggiudicataria dell’appalto del lavanolo dovrebbe fornire. Ma Lavit è in ritardo. Una volta firmato il contratto con Asl, la cooperativa avrebbe dovuto essere pienamente operativa in tutto il Salento entro quattro mesi, cioè a ottobre 2014. Pena, secondo il Capitolato d’appalto, la rescissione immediata del contratto. Invece, garantirà biancheria a tutti gli ospedali a pieno regime solo a partire dal 25 febbraio 2015. Nel frattempo, la Asl le contesta la consegna di «biancheria sporca», i ritardi nella fornitura di coperte e divise, anche quelle ad alta visibilità necessarie agli operatori del 118; la mancanza di scarpe, di kit sterili in Ttr per le sale operatorie.
La cooperativa, con l’avvocato Valeria Pellegrino, si è sempre difesa, rivendicando di poter garantire «massima affidabilità» e di svolgere «con successo appalti analoghi presso le Asl Foggia, Bari, Brindisi, Bat, Taranto, Potenza e Matera». Ma non la pensava così l’allora direttore sanitario Ottavio Narracci che all’ex direttore generale Valdo Mellone aveva espresso «seri dubbi» sulla capacità di Lavit di garantire servizi e forniture aggiudicati, segnalando «grossolani inadempimenti contrattuali» commessi dalla cooperativa e il rischio, per la Asl, di «non poter garantire qualità e sicurezza ai pazienti assistiti».

http://www.quotidianodipuglia.it/lecce/biancheria_negli_ospedali_poche_lenzuola_e_coperte_ed_e_di_nuovo_bufera-2062354.html

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