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Ospedali, Asl e associazioni di categoria dichiarano guerra a Facebook. E dopo gli avvertimenti, i richiami e i provvedimenti disciplinari, ora si passa alle denunce penali. Sia contro il popolo della rete che diffama reparti, medici e infermieri; sia contro gli operatori e i dipendenti pubblici che usano impropriamente i social, magari pubblicando immagini o commenti che possano in qualche modo ledere la professione o l’immagine dell’ente rappresentato. Nel giro di pochi mesi sono state tre: due contro degli infermieri, presentate dallo stesso Collegio Ipasvi di Torino, e una contro un paziente, sottoscritta pochi giorni fa dall’Asl To3, «a cui ne seguiranno altre – assicura Barbara Chiapusso, vicepresidente del collegio degli infermieri -: «Ci siamo già attivati con il nostro avvocato per denunciare tutti gli infermieri che hanno messo “Mi piace” e commentato il post del paziente deluso, ledendo la categoria. È arrivata l’ora di dire basta». 

DIVIETO DI PUBBLICAZIONE

Facebook non esiste da ieri, certo. Ma il suo utilizzo si è talmente radicato nella vita quotidiana da passare quasi inosservato. Di otto anni fa è stato il primo «provvedimento esemplare» – ovvero la sospensione dal servizio – di tre infermiere delle Molinette che avevano pubblicato la foto di un uomo ubriaco ricoverato in pronto soccorso, ritoccandola con la scritta «Son ciucco perso». A questo evento sono seguiti altri richiami, che a settembre hanno portato la direzione generale della Città della Salute a diramare una circolare che «raccomanda l’astenersi da qualsiasi pubblicazione sui social di immagini e/o contenuti riconducibili all’ambiente di lavoro», in particolare di «situazioni conviviali» e «atteggiamenti non consoni», anche se avvengono «in momenti di pausa».

PUGNO DURO

La rete sarà anche libera e democratica. Ma insultare su Facebook, così come pubblicare commenti diffamatori, può costare molto caro. Uno sfogo pubblicato, magari in un momento di rabbia, può infatti torcersi contro l’utente. È il caso di un uomo torinese di 52 anni, che ha postato sulla sua pagina Facebook, accessibile anche ai non «amici», gravi accuse contro l’ospedale di Rivoli, pubblicando l’immagine di un reparto corredato da scritte e commenti come «horror hospital», «lager» e «assassini», a causa di un mancato intervento, non ritenuto necessario dagli specialisti. «E’ di pochi giorni fa un convegno indirizzato agli infermieri sull’uso appropriato dei social. L’obiettivo era sfatare il mito che il web è un luogo senza regole dove ogni utente può dire e fare ciò che vuole. Se è vero che abbiamo già provveduto a segnalare condotte di rilevanza penale alla procura della Repubblica a carico di infermieri che hanno esposto commenti diffamatori contro la categoria professionale, certo è che ora interverremo con la stessa forza anche contro gli utenti che ledono la nostra immagine con parole pesanti e inaccettabili», conclude Chiapusso.

SU http://www.lastampa.it/2016/12/06/cronaca/basta-fotografie-diktat-dellospedale-contro-facebook-Es31t2BeIZ0WvwY7UBvk6H/pagina.html

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