Skip to main content

Il Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Avellino, dott. Vincenzo Landolfi, ha disposto il rinvio a giudizio di una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale di Solofra, per il reato “rifiuto di atti d’ufficio”, perché, “nella qualità dì medico presso l’unità mobile del servizio emergenza 118, di turno il 27 ottobre 2015, indebitamente rifiutava un atto rientrante tra i compiti e gli obblighi del medico, da compiersi senza ritardo per ragioni di salute ed in particolare di effettuare tempestivamente l’intervento domiciliare richiesto” per citare il decreto del Gip.

Ignazio Benevento, 56 anni, di Montefredane, aveva dei problemi e aveva già tentato di appiccare le fiamme all’abitazione di via Fratte dove risiedeva con la moglie e le figlie: un mese e mezzo prima della tragedia c’era anche riuscito. Il 27 ottobre 2015, mentre il 56enne si trova da solo in casa, un vicino, notando del fumo uscire dall’abitazione, entra e chiama subito il 118, richiedendone l’intervento e prospettando all’operatrice in servizio segni clinici del paziente tipici delle grandi ustioni: sono le 14.54, come comprovato dopo l’acquisizione delle registrazioni delle comunicazioni telefoniche della giornata al Pronto Soccorso. Ironia del destino, questa volta l’incendio sarebbe anche stato accidentale: la vittima si sarebbe addormentata sul divano con la sigaretta accesa. Nonostante la richiesta subito giratale dall’operatrice, tuttavia, il medico che al momento si trova presso l’unità mobile del servizio emergenza 118, come si precisa nel decreto, “ha rifiutato categoricamente l’intervento, af ermando infastidita che il Benevento di certo non aveva niente in quanto era solito chiedere l’intervento del 118, e limitandosi a dare disposizioni all’operatrice di chiamare la polizia municipale del Comune di Montefredane per andare a verificare cosa fosse accaduto”. “Una condotta che lascia basiti e di una gravità assoluta, tanto più per un sanitario, che non può trovare alcuna giustificazione nel fatto che la vittima aveva già chiamato in passato il Pronto Soccorso minacciando di dare fuoco alla sua casa, e di cui dovrà rispondere penalmente il medico in questione ma anche civilmente l’Azienda Sanitaria Locale di Avellino” commenta il dott. Ermes Trovò, Presidente di Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i familiari del 56enne, attraverso il consulente personale Sabino De Benedictis, si sono rivolti per ottenere giustizia. Il medico si decide a intervenire solo dopo che l’operatrice del 118, alle 15.58, riceve una nuova, accorata richiesta, questa volta direttamente dai carabinieri della locale stazione, che nel frattempo sono giunti sul posto e hanno avuto modo di appurare l’effettiva gravità della situazione. L’ambulanza finalmente arriva, ma solo alle 16.11, quasi un’ora e mezza dopo il primo allarme, e ormai è troppo tardi. Benevento arriva all’ospedale “Landolfi” di Solofra alle 16.54 con ustioni di primo e secondo grado sul 70 per cento del corpo. Alle 17.39 parte la richiesta via fax per cercare un posto letto nel più attrezzato ospedale Cardarelli di Napoli, dove viene trasportato alle 17.51 in codice rosso al centro grandi ustionati. Ma, nonostante tutti i tentativi dei medici di salvarlo, dopo un mese e mezzo di agonia Benevento spira, il 13 dicembre 2015. La Procura di Avellino apre un fascicolo, il Pm, dott.ssa Paola Galdo, iscrive nel registro degli indagati e poi chiede il rinvio a giudizio del medico, originario di Casamarciano, richiesta ora accolta dal Gip, che ha fissato l’udienza preliminare del processo per il 22 marzo 2017. Studio 3A sta seguendo il procedimento penale per conto dei congiunti di Benevento e, anche sulla scorta dell’inequivocabile rinvio a giudizio del medico del 118 del nosocomio di Solofra, ha presentato per conto dei propri assistiti una richiesta di risarcimento all’Asl di Avellino, chiedendo e ottenendo le coperture assicurative.

Leave a Reply