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“La lettera aperta dell’infermiera che denuncia inesistenti rischi di incolumità per operatori e pazienti delle sale operatorie è oggettivamente irricevibile”. La direzione infermieristica dell’Asl Toscana nord ovest ha respinto in maniera netta le accuse dell’infermiera del blocco operatorio di Pontedera ritenendo “quantomeno curioso che l’anonima estenditrice delle lettera affermi di amare moltissimo il proprio lavoro e nello stesso tempo se ne lamenti per alcune peculiarità specifiche del lavoro stesso, note a tutti e soprattutto agli operatori. L’attività dei comparti operatori, infatti, è articolata su turni di servizio di mattina e pomeriggio ed attività in pronta disponibilità nelle ore notturne e nei festivi.

La pronta disponibilità viene garantita da un pool infermieristico, adeguatamente formato ed addestrato, per far fronte alle emergenze-urgenze che si potrebbero verificare; l’organizzazione della pronta disponibilità viene equamente distribuita tra tutto il personale del comparto operatorio e viene attivata per interventi in urgenza”.

“Per questo – hanno aggiunto dall’Asl – non è possibile prevederne l’attivazione, e possono verificarsi turni interi non attivati così come eventi per cui la stessa pronta disponibilità possa essere attivata più volte nel corso della notte, come nel caso segnalato; evidentemente è una possibilità, non una costante”.

L’Azienda Usl ha continuato dicendo che “ha sempre ritenuto il blocco operatorio al pari degli altri reparti intensivi e settori per i quali devono essere salvaguardati gli irrinunciabili livelli di assistenza; questa scelta, insieme al quotidiano impegno degli operatori, costituisce garanzia sia per i cittadini sia per gli operatori stessi. A tutela di quest’ultimo aspetto, nella prassi dell’ospedale, viene adottato ormai da anni un regolamento del comparto operatorio di Pontedera dove è previsto che, qualora durante la notte gli infermieri siano in servizio per più di otto ore, il giorno successivo possano astenersi giustificatamente dal turno pomeridiano, concordando il possibile recupero delle ore con il coordinatore”.

la nota anonima:

“Sono un’infermiera del blocco operatorio di Pontedera, ho 45 anni, sono madre di 2 bambini di 15 e 9 anni. La mia professione mi piace moltissimo ma ultimamente, a causa delle carenze del personale e dei tagli alla sanità, lavorare è diventato veramente pesante e sta mettendo a rischio la mia incolumità ma soprattutto quella dei pazienti. Questa è la mia giornata tipo: la mattina entro in servizio alle 07.25. Inizio a correre a destra e sinistra per svolgere una serie di compiti, piuttosto complessi, necessari alla preparazione degli interventi chirurgici in lista. Ripeto queste attività svariate volte in un turno di lavoro, differenziandole a seconda della complessità dell’intervento. In tutto questo non mi posso dimenticare che sul lettino ho una persona e non ‘un fegato’, ‘un rene’, ‘un colon’ … con un’organizzazione tale che spesso mi costringe a non dare la giusta assistenza sia umana che professionale durante la fase pre e post operatoria e in momenti delicati come il risveglio dopo l’intervento del paziente. Alle 14.20 vado a casa dove ho una famiglia e degli impegni che mi attendono. Alle 20.00 inizia la mia reperibilità e questo vuol dire che se chiamata per un intervento in sala operatoria devo tornare a lavoro. Infatti alle 23.15 ricevo una telefonata dal centralino dell’ospedale per un intervento di chirurgia addominale. Quindi alle 23.40 mi trovo in sala con altri due miei colleghi reperibili ed iniziamo l’urgenza e tutta la fase di un qualsiasi intervento. Finito l’intervento sistemo i ferri e preparo una nuova sala per eventuale ulteriore urgenza vado a casa. Sono le 03.00 di notte, e nonostante la stanchezza, non riesco a prendere sonno immediatamente. Finalmente alle 3:30 circa mi addormento, ma alle 05.00 suona di nuovo il telefono, e questa volta l’urgenza è un cesareo che finirà alle 06.45. Fino alle 07:30 non torno a letto e dovrò comunque impostare la sveglia alle 11.30 perché alle 13.30 io e i due infermieri con cui ho lavorato tutta la notte, dobbiamo entrare di nuovo in servizio fino alle 20:25. Tutto legale? tutto a norma, rispettando i requisiti minimi di legge? Di fatto io ho dormito solo quattro ore consecutive. Sono stanca. E il pomeriggio che mi attende richiede la stessa attenzione, le stesse energie e la stessa concentrazione di sempre. Di fatto il peso di questa organizzazione è interamente sulle spalle del personale e di riflesso ricade sulla sicurezza dei cittadini”.

http://www.quinewsvaldera.it/pontedera-la-lettera-dellinfermiera-e-irricevibile.htm

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