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Appalti fittizi e ‘caporalato’ in Asl e ospedali. USB: Ai limiti del malavitoso…

Una sola via per i lavoratori “affittati” nelle Asl e negli ospedali: assumerli nelle rispettive strutture dove già lavorano, spesso anche da molti anni. È la soluzione che sollecitano i sindacati Cisl e Unione sindacale di base (Usb), come l’unica capace di dare finalmente dignità ed equità ai lavoratori esterni “a termine” ma di fatto incardinati nelle strutture anche da oltre dieci anni, come accade nella Asl Roma 6 che si è vista bocciare dal Consiglio di Stato l’ennesimo appaltone da oltre 3 milioni e mezzo di euro.

L’ORA DELLA SVOLTA

Assumendoli a tempo indeterminato dove lavorano – spiegano i sindacalisti – si andrebbe pure a ripristinare migliore qualità nei servizi della Sanità pubblica, vittima di un progressivo peggioramento e smantellamento anche attraverso certe forme atipiche, quelle  definire “nuovo caporalato” sotto mentite spoglie anche dai sindacati Cisl e Usb. Gli unici che hanno accettato di parlare con il giornale Il Caffè dopo la nostra inchiesta sugli appalti “fittizi” bocciati definitivamente dal Consiglio di Stato. Nei giorni scorsi, una sentenza dei massimi giudici amministrativi ha causato un terremoto nel sistema sanitario. In buona sostanza,  decidendo su un appalto per affidare servizi d’ufficio (segreteria, amministrazione, contabilità) nella Asl Roma 6, hanno chiarito che se si vuole dare all’esterno un lavoro lo si deve fare non tramite appalto ma tramite le Agenzie per il lavoro iscritte nell’apposito Albo ministeriale. Quelle che si occupano di lavoro interinale o “in affitto”. Ma non è questa la vera soluzione, tuonano Cisl e Usb.

ASSEMBLEA IN ASL ROMA 6
Lunedì scorso l’Usb ha tenuto una partecipata assemblea coi lavoratori dell’Asl Roma 6, preoccupatissimi dopo la citata sentenza, appesi ad una proroga che scade a giugno. Formalmente risultano dipendenti della ditta appaltatrice, una Srl romana imbarcata in epoca Storace e sempre confermata sotto le successive amministrazioni regionali. Di fatto sono “agli ordini” della Asl, come i colleghi a tempo indeterminato assunti dall’Azienda sanitaria. «A loro – spiega al Caffè Pio Congi dell’Usb – abbiamo illustrato la novità che introduce la sentenza, che sarebbe dovuta arrivare già da anni… Questi lavoratori devono essere assorbiti dall’Asl, senza se e senza ma, lo andiamo dicendo da un decennio, anche per ottenere risparmi e aumentare la qualità dei servizi resi all’utenza. Parliamo di servizi costati molto di più con il sistema dell’appalto ora stroncato dai giudici, circa il 20% in più che se fossero stati reclutati con l’interinale».

A CHI CONVIENE IL ‘SISTEMA’?
«Il calcolo della maggiorazione fatto da noi ci è stato confermato – affonda Congi – dal  Direttore amministrativo dell’Asl Roma 6, il dottor Manuel Festuccia: ci ha detto che fatto 100 euro il costo per un’ora di lavoro con l’interinale, ci paga 5 euro di aggio all’agenzia, mentre quella stessa ora con l’appalto gli costa 120 euro. Ce lo disse a giugno scorso, allorquando il Direttore generale, Narciso Mostarda, voleva fare la gara per somministrazione con le Agenzie interinali e invece un gruppo d’interessi variegato, con qualche sindacato e la Regione stessa, l’hanno obbligato a fare l’appalto. Il giro d’affari è di centinaia di milioni di euro». Che fare dunque?
«Internalizzare e basta – insiste il sindacalista -. Certo non è facile, anche perché i lavoratori sono ricattati. Il vero obiettivo ora non è adattarsi all’interinale, ma mettere insieme questi lavoratori per fare la battaglia affinché siano assorbiti nel pubblico, anche perché così non solo si eviterebbero i maggiori costi degli appalti fittizi, ma si eviterebbe anche di dover pagare l’aggio alle Agenzie per il lavoro».

LA CISL: «ASSUNZIONI CON CONCORSO PUBBLICO»
Meno barricadera, ma sulla stessa lunghezza d’onda, la Cisl: «Il percorso migliore è la re-internalizzazione», parola che appunto significa rimettere all’interno della Sanità pubblica i servizi affidati a ditte e cooperative esterne. Lo rivendica Roberto Chierchia, segretario regionale del settore Funzione pubblicaStrana «Si deve superare il blocco del turn over imposto dal piano di rientro per il debito sanitario, che da dieci anni stringe il Lazio. La soluzione non è la somministrazione di personale, che non garantisce diritti, stabilità né qualità».
In concreto, quale percorso suggeriscono? «Vanno fatti i concorsi pubblici riconoscendo a questi lavoratori come titolo il servizio prestato finora nella sanità regionale, come già prevede la legge regionale 4 del 2017 per le prestazioni eseguite in forme atipiche. Ciò vale soprattutto per le figure core (il cuore del servizio, ndr) – precisa l’esponente Cisl – cioè infermieri, tecnici, fisioterapisti, operatori socio sanitari. È ora di superare la completa deregulation che regna nel Lazio – prosegue Chierchia –: migliaia e migliaia di persone sono andate in pensione senza essere rimpiazzate con pubblici concorsi, ma reclutando personale con forme surrettizie, un precariato selvaggio, affidando anche interi compiti e reparti a soggetti esterni, con somministrazioni più o meno in regola, co.co.co. e nelle forme più disparate, tra deroghe e proroghe di anno in anno».

CONCORSO ANCHE PER L’ASL ROMA 6
E per i lavoratori dell’Asl Roma 6 rimasti in in bilico? «È inammissibile che una Asl abbia lavoratori alle proprie dipendenze, in modo stabile e senza un contratto stabile, equo e giusto. Alla neoeletta Giunta regionale chiediamo una normalizzazione per tutti, anche per l’Asl Roma 6, ripeto: attraverso un pubblico concorso aperto a tutti, considerando anche l’esperienza già maturata in forme surrettizie nelle strutture pubbliche. Per i lavoratori dell’Asl Roma 6 abbiamo perciò chiesto di consegnarci il fabbisogno di organico, per capire e garantire continuità». Non sarà una passeggiata, ma se finora hanno reclutato a lungo – 15 anni circa nella Roma 6 – tutta questa gente “in affitto”, sarà altrettanto difficile sostenere che di botto non servono più o non vanno più bene.

CERTI SINDACATI BOICOTTANO?
«Altri sindacati hanno sollecitato i lavoratori a non venire all’assemblea di lunedì, che comunque ha avuto una importante partecipazione, erano circa una trentina sui circa 100 interessati dall’appalto dell’Asl Roma 6. C’è un controllo pauroso». Così riferisce al Caffè Pio Congi, sindacalista Usb, che il 9 aprile ha incontrato i lavoratori “affittati” per compiti amministrativi e che sono in trepidazione dopo la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha bocciato l’appalto per analoghe mansioni lanciato a settembre scorso dalla stessa Asl.
«Sistema ai limiti del malavitoso»
«Dietro a tutto questo meccanismo c’è la mano della politica – dice Sonia Pecorilli dell’Unione sindacale di base settore sanità – e spesso la vicinanza a questa o a quella fazione aiuta molto». La sindacalista così riassume la parabola di questi contratti: «Partiti come aiuto per ottenere risparmi garantendo comunque i servizi, questi appalti e contratti esternalizzanti (parliamo di 46 tipologie) hanno creato un percorso ai limiti del malavitoso, che peggiora la qualità, le condizioni di lavoro, senza nessun incentivo a migliorare, con grande redditività per certe aziende e cooperative che risparmiano sugli stipendi». Il bubbone si sapeva che sarebbe scoppiato: «Tutte le Asl facendo conti più oculati – sottolinea la Pecorilli- si sono rese conto che l’aggravio dei costi di tali esternalizzazioni superano i costi dei servizi prima svolti internamente. In Francia se ne sono accorti per primi, con un’analisi ricognitiva».

http://www.ilcaffe.tv/articolo/42754/appalti-fittizi-all-asl-roma6-assumeteli

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