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BARI – I cittadini provenienti dagli Stati extra europei che non hanno (o non hanno più) bisogno di visto per l’ingresso in Italia potranno accedere agli ospedali della Bat soltanto se dimostreranno di possedere un’assicurazione sanitaria, oppure pagando di tasca propria: in caso contrario, il ricovero verrà negato. È una conseguenza della liberalizzazione dei visti che da pochi giorni riguarda anche Georgia e Ucraina e che da anni si applica ad Albania e Bosnia. Ma soltanto la «piccola» Asl Bat ha dato attuazione a questa misura: le altre aziende sanitarie pugliesi, infatti, continuano a considerare questi cittadini come «Stp», e dunque a garantire loro tutte le prestazioni (anche quelle non urgenti).

Spieghiamo. I cittadini di alcuni Paesi extra-europei hanno ottenuto dall’Unione la possibilità di entrare in area Schengen senza visto: basta presentare alla frontiera il passaporto biometrico per ottenere il permesso di rimanere in Italia per 90 giorni. Vale, dal 2010, per i dirimpettai albanesi, e da Capodanno anche per georgiani e ucraini.
La Bat, con una circolare del 12 gennaio, ha imposto ai suoi ospedali di non iscrivere più questi cittadini come «stranieri temporaneamente presenti» (Stp), e in base alla normativa sembrerebbe avere ragione. «I cittadini provenienti dai suddetti Stati sono da considerare a tutti gli effetti dei turisti e quindi devono possedere una polizza assicurativa sanitaria privata che deve essere resa, al momento della richiesta di prestazioni sanitarie, tradotta in lingua italiana. In assenza di polizza assicurativa tali soggetti sono tenuti al pagamento integrale dele prestazioni sanitarie».
Sono garantite, come sempre, le urgenze (chi arriva in pericolo di vita al pronto soccorso). Ma, per il resto, la Bat ha messo dei paletti pesanti.

«La fonte di quella circolare – spiega il direttore Ottavio Narracci – è la Ue, che inquadra la situazione dei cittadini provenienti da quegli Stati. Si sta infatti verificando che questi cittadini vengono da noi a curarsi, a spese nostre, sfruttando uno status (quello di Stp, ndr) che non gli compete». Non parliamo – garantisce Narracci – di extracomunitari in stato di indigenza, «che hanno diritto alla prestazione umanitaria. Ma di persone che sembrerebbero venire da noi proprio per sottoporsi a determinati tipi di cure, a spese nostre».

Per iscriversi al Servizio sanitario nazionale gli stranieri hanno bisogno di un permesso di studio o di lavoro, oppure di un visto per motivi sanitari (che a sua volta prevede il pagamento di una quota del costo di ricovero). Va detto che anche gli italiani dovrebbero esibire una assicurazione sanitaria negli ospedali tedeschi o francesi (dove non c’è bisogno di visto). Ma esistono accordi bilaterali tra i vari Paesi per il rimborso delle prestazioni: se l’accordo manca o non è operativo (accade ad esempio in Grecia), pure gli italiani devono pagare cash e poi chiedere il rimborso alla propria Asl una volta tornati in patria. Ed è dall’applicazione di questo principio che discende la posizione assunta dalla Bat.

Tuttavia quella della Bat sembrerebbe essere una eccezione. Sia la Asl Bari che quella di Lecce, infatti, continuano a iscrivere come «Stp» i cittadini provenienti da Paesi extra-Ue che non hanno bisogno di visto, e dunque a porre a carico delle casse pubbliche il costo dei loro ricoveri. «La Regione – dice il direttore del dipartimento Salute, Giancarlo Ruscitti – non ha dato alcun tipo di indicazione su questo tema, verificheremo ciò che ha fatto la Bat per capire cosa è opportuno fare». [m.s.]

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/848006/asl-bat-niente-cure-a-stranieri-senza-assicurazione.html

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