Sanità, allarme dei sindacati: “Il personale in codice rosso”. Denunciate carenze, disorganizzazione e mancati investimenti. Tremila posti di lavoro in meno. Abuso sistematico delle forme di lavoro flessibile in sostituzione del personale necessario per l’attività ordinaria. Assenza di un piano di formazione regionale e turni di lavoro massacranti per far fronte alla carenza di personale, nonostante le direttive europee sugli orari di riposo.
Una «situazione insostenibile», che vede i sindacati confederali allearsi per «richiedere a gran voce un maggior confronto con la Regione, in cui trovare soluzioni vere». Dal comparto sindacale di Funzione pubblica di Cigl, Cisl e Uil arriva «una durissima critica alla definizione degli standard del personale», considerata del tutto inadeguata, «motivo di sconcerto, stante i numeri delle prossime assunzioni dichiarati dall’assessore Saitta».
Non è certo una novità che gli effetti del piano di rientro della sanità piemontese si siano visti anche nel blocco delle assunzioni. Una situazione ora sbloccata sia a livello nazionale che locale: della scorsa settimana è la notizia di 250 nuovi posti di lavoro entro l’anno (100 da infermiere, 80 da medico e 70 da Oss), poi ancora altri 500 entro il 2017.
In attesa dei concorsi
In attesa dei concorsi, a parlare sono i dati raccolti dalla piattaforma elaborata da Fp Cisl, Fp Cgil e Uil Fpl, evidenziando «carenze, disorganizzazione, mancati investimenti». Per i sindacati è evidente che la qualità stessa dei servizi erogati dipende direttamente dalla qualità e quantità dei professionisti che ne fanno parte: «I numeri sono tanto preoccupanti quanto impietosi, ma necessari da vedere e capire se si vuole superare le criticità» evidenzia Calogero Messina, neo segretario generale della Funzione pubblica Cisl del Piemonte.
Ecco la necessita di «un’azione unitaria per evidenziare la ormai insostenibile carenza di organici e risorse per la valorizzazione del personale nel settore sanitario e assistenziale. Questo è il senso della piattaforma elaborata congiuntamente dai sindacati per approfondire il confronto nelle strutture e sui territori. Vogliamo trovare soluzioni».
La piattaforma
Dal 2009, si legge nel documento, il sistema sanitario nazionale ha registrato la riduzione di oltre 17 mila unità nel comparto, delle quali 13 mila sanitarie, e il fermo sostanziale delle retribuzioni e del turnover. Guardando al Piemonte, qui tra il 2009 e il 2014 il servizio sanitario regionale ha perso 3.000 unità.
«Professionalità che oggi non ci sono per affrontare un vertiginoso aumento della complessità clinica e gestionale dovuto – sottolineano i tre sindacati – all’aumento delle cronicità e a una riduzione delle risorse a disposizione del sistema». La piattaforma evidenzia anche errori e difficoltà accavallatisi negli anni: dall’abuso sistematico delle forme di lavoro flessibile in sostituzione del personale necessario per l’attività ordinaria, all’assenza di un piano di formazione regionale, all’applicazione di «fantasiose articolazioni orarie» per far fronte alla carenza di personale senza rispondere alla necessità di un’organizzazione del lavoro ottimale per i lavoratori e gli utenti.
Operatori e pazienti
«E’ una battaglia dei e per i lavoratori del comparto, ma è soprattutto una battaglia per garantire una cittadinanza piena, che non può prescindere dalla tutela della salute. Se i servizi non funzionano perché sotto organico, se i lavoratori non sono trattati con dignità, se l’istituzione non si confronta con i lavoratori e quindi con i cittadini, come si fa a tutelare la salute?», si domanda Messina.
(http://www.lastampa.it/2016/11/05/edizioni/verbania/cronaca/sanit-allarme-dei-sindacati-il-personale-in-codice-rosso-ykbBSE5ePIsCwLWTUS1MbI/pagina.html)