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SANITA’: PERCHE’ SI TAGLIA NEL CHIETINO, PAOLUCCI RILANCIA LA ASL UNICA REGIONALE

L’AQUILA – “Se le guardie mediche vengono chiuse in provincia di Chieti ma non in quella di Teramo lo si deve al fatto che nella prima sono state attivate per la prima volta dopo trent’anni delle postazioni del 118, che non appena saranno attivate anche in provincia di Teramo comporteranno la razionalizzazione delle guardie mediche anche in quella Asl”.

L’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci ad AbruzzoWeb spiega così dopo giorni di polemiche il motivo per il quale il Chietino sia l’unica area dell’Abruzzo in cui stanno chiudendo alcune sedi di continuità assistenziale.

Una riduzione che, nonostante gli strali dell’opposizione e delle comunità locali, è stata considerata legittima anche dal tribunale amministrativo regionale, che ha recentemente respinto il ricorso presentato dai sindaci di Celenza sul Trigno, Cupello e Scerni.

È andata diversamente, invece, in provincia di Teramo, dove la razionalizzazione è stata scongiurata dopo l’intervento del presidente della Regione Luciano D’Alfonso che ha sospeso l’efficacia dei decreti del suo predecessore, presidente e commissario alla Sanità Gianni Chiodi.

Quella di Teramo è l’ultima provincia rimasta esclusa dal taglio delle guardie mediche, visto che si sta procedendo a Chieti e si è erano già ridotte nelle Aziende sanitarie locali di Pescara e di Avezzano-Sulmona-L’Aquila.

Considerata politicamente un’isola felice, la provincia di Teramo sembra benefici di un virtuoso accordo trasversale tra i consiglieri di maggioranza Luciano Monticelli, Sandro Mariani e Dino Pepe, tutti del Partito democratico, e alcuni del centrodestra, comePaolo Gatti di Forza Italia e, almeno sui temi della sanità, lo stesso Chiodi.

È insomma “la solita logica per la quale si fanno favori a territori in cui interessa in quel momento intervenire”, accusa un altro consigliere di Forza Italia, Mauro Febbo, intervenuto più volte contro la scelta di chiudere alcune sedi del Chietino, sua provincia.

“Abbiamo convocato la Asl di Chieti anche in Commissiove di Vigilanza e non ci ha saputo dare spiegazioni”, aggiunge, sostenendo che “il famoso decreto di Chiodi noi non lo abbiamo mai attuato, perché loro non lo hanno annullato come hanno fatto con tante nostre delibere?”.

Eppoi, “se ieri era giusto lasciare aperte le guardie mediche, oggi c’è un motivo in più – dice Febbo – visto che gli ospedali vengono chiusi”. Il presidente della Vigilanza punta l’indice soprattutto contro la scelta di chiuedere guardie mediche come quelle dei centri montani che spesso servono numerosi comuni molto distanti dalle città, e mantenere aperte quelle di Chieti, Lanciano e Vasto dove ci sono gli ospedali.

Tuttavia, afferma Paolucci, “la chiusura delle guardie mediche avviene sulla base di un provvedimento di rispetto del contratto collettivo nazionale dei medici, che fu recepito dai decreti di Chiodi, come faccio a disapplicarlo? Quale sarebbe la legittimità di un atto del genere?”.

Il decreto di Chiodi prevedeva 72 guardie mediche in tutto l’Abruzzo, 21 in provincia dell’Aquila, 15 in provincia di Pescara, 22 in provincia di Chieti e 14 in provincia di Teramo. In quest’ultima sono però ancora 22.

“All’aquila e a Pescara hanno da tempo riorganizzato – dice – invece a Chieti c’è stata una proroga di due anni e mezzo, ma nel frattempo sono arrivate le postazioni del 118 che non erano mai arrivate in trent’anni. Questo a prescindere dalla disinformazione di Febbo, che mi fa piacere che si occupi di sanità, non so se se ne occupava quando era assessore!”.

Paolucci imputa anche alla mancanza dell’azienda sanitaria regionale il ritardo della razionalizzazione in provincia di Teramo, “l’unica rimasta a non rispettare il contratto nazionale dei medici”, e la disparità tra una provincia e l’altra, e ribadisce la necessità dell’istituzione della Asl unica, della quale “riparleremo a brevissimo”, promette.

Su http://www.abruzzoweb.it/contenuti/guardie-mediche-chiudono-a-singhiozzo-paolucci-rilancia-la-asl-unica-regionale/611451-283/

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