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Il presidente dell’Albo professionale IPASVI VENEZIA : «LA SANITÀ PRIVATA NON HA ASSUNTO IL PERSONALE PATTUITO, LA REGIONE INDAGHI E SANZIONI».  Il primo gennaio 2017 entrerà in vigore la legge regionale che assegna i valori minimi di riferimento a infermieri e operatori sociosanitari impegnati nelle aree di degenza di ospedali e cliniche del Veneto. Il provvedimento, prontamente ribattezzato “cronometro in corsia” e accompagnato da non poche polemiche, prevede una tabella temporale (la riassumiamo a lato) articolata in minutaggi e aree omogenee di ricovero.

Prescrizioni tassative circa il tetto minimale di assistenziale quotidiana garantita, che non precludono ovviamente un maggiore arco d’impegno richiesto dalle criticità.

Tant’è. A movimentare la vigilia ci pensa Luigino Schiavon, il presidente del Collegio Ipasvi, ovvero l’albo professionale che raccoglie i 34 mila infermieri veneti. È un veterano, sobrio nei toni, tenace nella sostanza. E non le manda a dire: «Questa legge non nasce ieri, risale all’aprile 2014 e la sua applicazione è stata posticipata di un anno su nostra richiesta perché eravano – e siamo – convinti che la prevista riorganizzazione richiedesse un incremento del personale, sia sul versante degli infermieri laureati che su quello degli oss generici. La nostra valutazione è stata condivisa dall’assessore Luca Coletto e dal direttore Domenico Mantoan, così le assunzioni conseguenti, nell’ordine del 2% del personale attuale, circa seicento unità, sono diventate cogenti per la sanità pubblica – che a tale scopo ha ricevuto maggiori risorse – e per quella privata; nel caso di quest’ultima, poi, l’aumento degli organici rappresenta un “requisito accreditante”, cioè condiziona la stipula o il rinnovo delle convenzioni con la Regione».

Morale della favola? «Le Ulss, sostanzialmente, hanno rispettato l’impegno. Prima attingendo alla graduatoria nazionale, con l’arrivo nei nostri ospedali di infermieri provenienti dal Sud e reclutati a tempo determinato, poi con l’avvio dei bandi di concorso locali. Viceversa, dal fronte privato, una realtà che rappresenta il dieci per cento della medicina nostrana, non giunge alcun segnale. Delle nuove assunzioni pattuite non troviamo traccia e la circostanza suscita forte preoccupazione. Perché il cosiddetto “cronometro in corsia” non sarà il massimo dell’attendibilità ma rappresenta un punto di riferimento concreto, tanto che molte altre regioni stanno imitando questo criterio. Né si possono accampare scuse legate alla scarsità dell’offerta: la penuria di infermieri di fine anni Ottanta è ormai un ricordo. Perciò sollecito le autorità della sanità regionale a compiere un accurato sopralluogo nei reparti di degenza privata e laddove l’organico risulti inadeguato, sia negato, o revocato se già attivo, l’accreditamento in convenzione con il servizio pubblico».

Parole che Schiavon ribadirà formalmente stamani a Mestre, dov’è in programma una “cerimonia di accoglimento” dei giovani infermieri neolaureati alla quale seguirà la sua relazione dedicata a “dinamiche professionali e prospettive occupazionali del sistema sociosanitario del Veneto”.

http://corrierealpi.gelocal.it/regione/2016/12/22/news/cronometro-in-corsia-mancano-infermieri-1.14608575

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